La sfida dei CAPTCHA contro spammer e malintenzionati non è vinta, ma non è neanche persa. Soprattutto quando entra in gioco Google, con un sistema “socialmente revisionato” per la verifica dell’umanità di chi prova a interagire con form di contatto, mail e gruppi di discussione. Al bando quei testi dadaista e incomprensibili anche per le persone in carne e ossa, largo alle immagini opportunamente ruotate da riconoscere e riposizionare nella giusta inclinazione.
Nel nuovo sistema di CAPTCHA grafici ideato da Mountain View, le immagini sono state prima di tutto selezionate a partire dalla funzionalità di ricerca propria di Google. Per ottenere le immagini candidate si è poi passati a “rimuovere le immagini che un computer è perfettamente in grado di orientare, così come quelle difficili da orientare per le persone”.
“Poiché i computer sono abili nel riconoscere le facce, i cieli, il testo eccetera – si legge sul blog corporate di Google – abbiamo scremato il nostro database utilizzando rivelatori allo stato dell’arte per rimuovere queste immagini”. Le figure rimanenti sono state poi sottoposte a un gruppo di test di alcune persone, selezionando infine le immagini adatte a fare da CAPTCHA con la verifica delle variazioni nelle scelte: se un’immagine veniva ruotata e orientata più o meno sempre nello stesso modo veniva utilizzata, se al contrario i risultati variavano troppo la si scartava.
“La nostra tecnica CAPTCHA ottiene alte percentuali di successo per gli esseri umani e basse percentuali per i bot – assicurano i Google-men – non richiede l’inserimento di testo, ed è più piacevole per l’utente di quella testuale”.
Leggendo più da vicino i numeri, però, le supposte preferenze degli utenti verso i CAPTCHA grafico-rotatori si fanno più sfumate e c’è chi confessa candidamente (5 dei 16 soggetti coinvolti nello studio) di preferire la decodifica del testo surreale di turno perché “è quello che la maggior parte dei portali Internet usano per questioni di sicurezza”.
Alfonso Maruccia