Era la fine dello scorso marzo quando il gigante Google cadeva sotto le pressioni esercitate dalla statunitense Federal Trade Commission (FTC). Un’ammissione di colpa da parte dell’azienda di Mountain View, sottolineando come le feature dell’esperimento social Buzz non avessero rispettato gli “abituali standard di trasparenza”. Oltre che le consuete garanzie di controllo offerte a milioni di utenti .
A riaprire le danze è ora un segnale mostrato dagli attivisti dell’ Electronic Privacy Information Center (EPIC): BigG avrebbe violato i termini di quell’accordo firmato con i vertici di FTC nella scorsa primavera. Sotto accusa sono nuovamente finite le policy spremute in materia di privacy, annunciate da Google per accorpare in un pacchetto unico più di 60 normative per i suoi diversi servizi web .
La Grande G avrebbe in sostanza infranto il patto stipulato con le autorità statunitensi, in particolare la clausola relativa alla richiesta di esplicito consenso per ogni singola modifica dei vari servizi offerti , specie se legata alla condivisione di informazioni o dati personali. Secondo EPIC , l’azienda californiana vorrebbe combinare le informazioni degli utenti di YouTube con quelli di Picasa o Google Maps.
E allora dovrebbe intervenire la stessa FTC per bloccare il processo d’adozione delle nuove policy (in vigore dal prossimo 1 marzo). EPIC ha così chiesto ad un giudice del District of Columbia di emanare un’ingiunzione preliminare nei confronti della Commission , obbligandola a fermare la nuova spremuta di regole in materia di privacy. Un portavoce di Google ha negato le accuse: nessuna violazione dell’accordo nel post-Buzz.
Mauro Vecchio