Progettati per cavalcare la fame di contenuti degli utenti più sprovveduti o distratti, i grandi bottoni che invitano alla riproduzione o al download per catturare clic non saranno più tollerati da Google.
Insieme ai popup che si spacciano per messaggi di allerta o per inviti ad aggiornare, così da propinare advertising in maniera poco trasparente, innescare l’installazione di malware o sollecitare l’immissione di dati personali, sono ora classificati da Mountain View come soluzioni di social engineering e i siti che li ospitano sono trattati come pericolosi.
Google agirà nel contesto del proprio servizio Safe Browsing: all’utente verrà mostrato un messaggio di notifica per segnalargli che il sito al quale si stanno per rivolgere potrebbe invitarli con l’inganno a compiere certe azioni come l’installazione di software o la condivisione di dati personali.
Per i gestori dei siti, l’aggiornamento potrebbe rivelarsi significativo e costingerli a vigilare con maggiore attenzione sull’advertising di terze parti, onde evitare di veder classificate le proprie pagine come pericolose.
Gaia Bottà
Pubblicato il 5 feb 2016
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