Per tutelare l’apertura della Rete e sorvegliare il sentiero dell’innovazione nel cloud computing o nel mobile Web . Il programma Open Patent Non-Assertion (OPN) lanciato da Google dimostrerebbe alle comunità di utenti e sviluppatori un severo impegno nella promozione delle tecnologie open source e soprattutto nella concessione pubblica di brevetti .
In difesa dei sistemi aperti, la Grande G vuole arginare tutti quegli attacchi condotti dai detentori di brevetto contro le piattaforme open. Per questo, l’azienda di Mountain View ha deciso di impegnarsi con la promessa solenne di non denunciare alcun utente, sviluppatore o distributore di software a codice aperto, a meno di strategie meramente difensive in caso di attacco legale .
I responsabili di BigG hanno dunque rilasciato un primo pacchetto di 10 brevetti relativi al modello MapReduce, sviluppato per l’elaborazione di grandi quantità di dati. Da oggi numerose versioni a codice aperto dello strumento di Google verranno benevolmente tollerate. In sostanza, il gigante californiano non sferrerà alcun attacco in nome della sua proprietà intellettuale .
Al di là dei proclami aziendali – trasparenza, protezione esclusivamente difensiva delle tecnologie brevettate, con la promessa di estendere il numero di patents nel progetto OPN – non tutti sembrano convinti della effettiva bontà di Google per la tutela di una Rete aperta e votata allo sviluppo di progetti a codice aperto.
C’è chi ha infatti sottolineato come BigG abbia finora messo a disposizione solo 10 brevetti sugli oltre 17mila detenuti . Altre aziende high-tech come IBM e Sun hanno invece promesso di non attaccare con, rispettivamente, 500 e 1.600 brevetti. Secondo i più critici, Mountain View avrebbe scelto tecnologie assolutamente ininfluenti per il suo business. Dunque, il progetto OPN sarebbe soltanto una delle tante strategie nelle Public Relations .
Mauro Vecchio