Gli account di Google hanno un corpo: stanno iniziando a pascolare in rete, stanno iniziando a riversarsi nelle stanze allestite online presso pagine web e blog. Interagiscono a mezzo browser, dialogano in ambienti che ciascuno può ritagliare su misura, socializzano a mezzo fumetto. Google ha lanciato Lively .
Sviluppato nel 20 per cento del tempo di lavoro che la Grande G ha concesso a Niniane Wang per lavorare a intuizioni personali, sperimentato con la collaborazione della Arizona State University, Lively si proprone di “far esperire alle persone una nuova dimensione del web”. Non si tratta di una chat o di una piattaforma di social networking ordinaria: benché condivida con Google Friend Connect la capacità di disseminarsi in pagine web , di sparpagliarsi nei blog e di integrarsi con Facebook e prossimamente con MySpace, Lively consente una modalità di interazione simile a quella offerta da Second Life. I netizen impersonano avatar tridimensionali, popolano ambienti che ciascuno può tappezzare di foto o di video estratti da YouTube ma non esiste un unico ambiente nel quale gli avatar possono convergere, non esiste per ora la possibilità di creare e integrare oggetti originali e di sconfinare rispetto alle personalizzazioni predefinite, non esiste la possibilità di condurre una vita alternativa a tutti gli effetti.
Ogni ambiente corrisponde a un link, si possono ospitare cittadini della rete nella propria dimora: dalle lande ghiacciate ai mondi fantscientifici passando per le scacchiere simulate , gli avatar possono scambiarsi abbracci virtuali e conversare amabilmente a mezzo fumetti. Stanno proliferando inoltre le stanze dedicate alle conversazioni piccanti, agevolate dalla proiezione di video pruriginosi incastonati in schermi nello schermo .
Gli utenti stanno sperimentando, stanno tastando il terreno: c’è chi lamenta di essere incappato in problemi di login, c’è chi si è scontrato con dei crash, c’è chi non sembra tollerare di dover attendere una versione per Mac, dato che finora il plugin di Lively è installabile e utilizzabile dai soli utenti Windows equipaggiati di Firefox o Explorer.
Google non ha ancora in serbo un modello di business per Lively: in rete c’è chi sostiene che la grande G possa riempire le stanze di annunci pubblicitari basati sull’interpretazione della conversazioni che vi si intessono. Ma da Mountain View hanno spiegato che la pubblicità non è ancora nei piani . Certo è che ci sono aziende che si stanno muovendo e stanno allestendo i propri spazi per iniziare ad interagire con gli utenti in una dimensione ancora da scoprire.
Ci sono analisti che intravedono in Lively i prodromi dell’Internet 3D, basato su un semplice plugin, disseminato in rete e fruibile attraverso il browser. È questa una speculazione che molti hanno già formulato a proposito di Second Life: come annunciato da tempo , sta muovendo in questa direzione sperimentando l’ integrazione con metamondi paralleli quali quello architettato da IBM.
Gaia Bottà