La strategia adottata da Google per la lotta alla disinformazione è messa nero su bianco in un documento di 30 pagine che illustra le iniziative attuate del gruppo di Mountain View al fine di assicurare che i propri servizi e le proprie piattaforme siano il punto d’accesso a informazioni affidabili e verificate. Una serie di tool e accorgimenti approntati sulla base dell’esperienza acquisita in vent’anni di attività e partendo da un’assunzione di consapevolezza per quanto concerne un problema che oggi più che mai richiede un intervento deciso.
Offrire informazioni utili e affidabili su una scala globale come quella raggiunta oggi da Internet è enormemente complesso e costituisce una responsabilità importante. In aggiunta, nel corso degli ultimi anni abbiamo visto campagne organizzate utilizzare le piattaforme online per diffondere deliberatamente informazioni false o fuorvianti.
Google, lotta alla disinformazione
Il white paper è stato pubblicato in occasione della Munich Security Conference e in alcuni passaggi fa riferimento ai progetti messi in campo a sostegno del giornalismo di qualità così come alle collaborazioni attive che vedono Google al fianco degli esponenti della comunità scientifica.
Al suo interno inoltre l’elenco delle azioni che vanno a interessare il motore di ricerca così come il servizio News che raccoglie articoli e notizie provenienti da tutto il mondo, senza dimenticare l’enorme catalogo video in streaming su YouTube e il circuito di advertising da cui bigG ancora oggi trae la maggior parte dei profitti. Lo sforzo profuso per contrastare il fenomeno della disinformazione (ma anche quello della misinformazione e le fake news) poggia su tre pilastri fondamentali che riportiamo di seguito:
- miglioramento dei prodotti per far sì che la qualità possa essere premiata;
- attività di contrasto a coloro che diffondono informazioni fuorvianti;
- possibilità per gli utenti di comprendere il contesto delle informazioni consultate.
Algoritmi e tecnologie
Per quanto concerne la tecnologia impiegata, il gruppo di Mountain View fa leva su algoritmi e sistemi di indicizzazione sui quali non ha alcuna influenza il punto di vista ideologico dell’editore o dell’autore che produce un contenuto. Un dettaglio non di poco conto, se si considera come nel recente passato il presidente degli Stati Uniti si sia più volte scagliato contro il gruppo definendolo “di sinistra” per via delle modalità di composizione delle SERP che secondo Trump premiano nella maggior parte dei casi le testate filo-democratiche.
Focalizzando in particolare l’attenzione sull’ultimo dei tre punti elencati poc’anzi, Google permette agli utenti di accedere a un’ampia copertura riguardante le notizie e a un quadro esaustivo per gli argomenti cercati mettendo loro a disposizione, ad esempio, il Knowledge Panel (Riquadro Informazioni), apponendo agli articoli un’etichetta di fact-checking, elencando più fonti per ogni tema sulla piattaforma News, mettendo i navigatori al corrente delle dinamiche impiegate per mostrare gli annunci pubblicitari e integrando pulsanti utili a fornire feedback in modo semplice.
C’è ancora del lavoro da fare
Proprio ieri abbiamo parlato di come una delle piattaforme di bigG più note e frequentate, YouTube, sia ancora oggi un canale di propaganda efficace per teorie del complotto e cospirazioniste come quelle legate al terrapiattismo. È la testimonianza concreta di come, nonostante i risultati fin qui ottenuti, ci sia ancora molto da fare.
Chiudiamo citando quanto riportato a fine gennaio nel rapporto della Commissione Europea a proposito dell’attività di Google, presente tra le realtà che hanno sottoscritto il Codice di Condotta definito proprio con l’obiettivo di contrastare il fenomeno della disinformazione.
Google si è mossa per raggiungere tutti gli obiettivi, in particolare quelli che interessano l’analisi del posizionamento dell’advertising, la trasparenza riguardante le inserzioni politiche e fornendo agli utenti informazioni, strumenti e supporto per un’esperienza online più responsabile. Ciò nonostante, alcuni tool sono disponibili solo in alcuni stati membri. La Commissione chiede inoltre che il motore supporti le azioni di ricerca su una più vasta scala.