Stando a quanto rivela Advertising Age , negli uffici londinesi di Google c’è un team di circa 100 persone dedicato al contrasto delle truffe sull’advertising – un problema talmente serio da convincere Mountain View ad adottare particolari misure di sicurezza anche personali nei confronti dei suoi dipendenti.
Stime recenti calcolano i danni derivanti dalle truffe pubblicitarie in 10,1 miliardi di dollari, una enorme quantità di denaro che ovviamente coinvolge in maniera diretta l’azienda (Google) che basa il suo principale modello di business sulla vendita di banner pubblicitari online.
In condizioni normali i suddetti banner vengono visualizzati da utenti in carne e ossa e Google ne detrae una percentuale di guadagno legittimo; ma i cyber-criminali tendono a complicare le cose usando botnet e codice malevolo per moltiplicare artificialmente il numero di visualizzazione dei banner, incrementando così i guadagni sia per l’organizzazione criminale che per Google stessa.
I 100 esperti che provano a contrastare questo tipo di crimine telematico sono guidati da Douglas de Jager, fondatore di Spider.io poi passato a Google per una somma non meglio precisata. A parte de Jager, però, il resto degli impiegati londinesi si fa identificare solo dal nome di battesimo: il loro impegno è contrastare delle vere e proprie “gang” di truffatori online, quindi il rischio personale è piuttosto alto.
Uno degli strumenti “segreti” a disposizione di de Jager e colleghi si chiama Powerdrill, un sistema informatico dotato di una notevole capacità computazionale e in grado di processare mezzo trilione (milione di miliardi) di unità di dati in meno di cinque secondi a caccia di segnali con cui riconoscere traffico di rete irregolare o comunque non generato da umani.
Alfonso Maruccia