Privacy Sandbox è naufragato una volte per tutte. Dopo anni di annunci, polemiche e ritardi, Google ha deciso di mantenere l’attuale approccio ai cookie di terze parti in Chrome.
Privacy Sandbox di Google, un progetto controverso
Ma facciamo un passo indietro. Nel 2020, Google aveva lanciato in pompa magna Privacy Sandbox. L’obiettivo dichiarato era seguire le orme di Firefox e Safari eliminando i cookie di terze parti da Chrome. Una mossa che, certo, avrebbe migliorato la privacy degli utenti, ma che puzzava lontano un miglio di strategia commerciale: proporre alternative come l’API Topics (che traccia comunque gli interessi in base alla navigazione) significa essenzialmente tentare di prendersi una fetta ancora più grossa del mercato pubblicitario.
Fin da subito, però, il progetto aveva sollevato non poche perplessità. Gli inserzionisti temevano un crollo dei profitti, mentre i garanti della privacy non si sono bevuti la storia. L’Electronic Frontier Foundation ha addirittura invitato gli utenti a disattivare immediatamente Privacy Sandbox. Secondo l’EFF, infatti, Big G continuava comunque a tracciare la navigazione. Convinzione condivisa anche dalle autorità antitrust degli Stati Uniti e del Regno Unito avevano avviato delle indagini su Big G.
Google abbandona i piani per eliminare i cookie di terze parti
Le nubi erano sempre più scure su Privacy Sandbox. Google aveva già fatto alcune concessioni, come la possibilità per gli utenti di scegliere se aderire o meno a un Chrome senza cookie. Ma ora sembra che l’iniziativa sia definitivamente naufragata. Troppi ostacoli e troppi interessi contrastanti per andare avanti.
Chi esulta per questo dietrofront è il Movement for an Open Web (MOW), che nel 2020 aveva presentato una denuncia contro Privacy Sandbox all’autorità britannica per la concorrenza. Per il co-fondatore James Rosewell, l’annuncio di Google suona come un’ammissione che il progetto è morto e sepolto.
E ora che succede? Google continuerà a cercare nuove soluzioni per conciliare la privacy degli utenti e gli interessi degli inserzionisti? O si rassegnerà allo status quo, con buona pace di chi vorrebbe una navigazione meno “tracciata”?