Nuovi problemi per Google in Asia. Venerdì scorso il Governo della Corea del Sud ha impedito a Mountain View di usare le mappe del suo territorio per il servizio Google Maps. La dichiarazione ufficiale è arrivata per bocca del Ministro del Territorio delle Infrastrutture e dei Trasporti a conclusione di un meeting con altri alti funzionari dei ministeri degli esteri e della difesa. Alcune mappe digitali del territorio sudcoreano esistono già, non è vietato mappare, ma lo stato asiatico ha deciso di non permettere che dati di questo tipo siano conservati fuori dalla Corea del Sud. In altre parole, Google non può avere le mappe del Paese sui suoi server, se questi sono situati negli USA o in altre città fuori dal territorio sudcoreano. La decisione non è stata semplice: alcuni ministri non erano del tutto d’accordo con questa rigida posizione ed è persino slittato il termine ultimo entro cui fornire una risposta ufficiale; ma alla fine il “No” deciso è arrivato.
La motivazione ufficiale di tale scelta – il divieto di importare le mappe su server esteri – risiede nel fatto che potrebbero esserci problemi di sicurezza per la Corea del Sud, se qualcuno di ostile entrasse in possesso di tali dati. Lo ha fatto intendere abbastanza chiaramente il Ministro: questa posizione intransigente è dovuta al recente inasprimento delle tensioni con la Corea del Nord . La guerra tra i due stati è finita di fatto nel 1953, ma non è mai stato firmato un trattato di pace; è un po’ come se le ostilità fossero state solo sospese per riprendere a data da destinarsi. Più di sessant’anni non-belligeranti non sono serviti però a creare un rapporto di convivenza pacifica; anzi negli ultimi anni, con la salita al potere di Kim Jong-Un, sembra che il regime nordcoreano sia intenzionato a imbracciare nuovamente le armi – e in taluni casi lo ha dimostrato anche con qualche colpo esploso a fini di provocazione. Detto in altri termini: il rifiuto di Seul significa: non vogliamo che il nemico settentrionale metta le mani su una dettagliata mappa di tutte le nostre zone strategiche (caserme, centrali energetiche, magazzini, palazzi istituzionali, sistemi di trasmissione, ferrovie, strade, ponti ecc.).
Tra Alphabet Inc. (la holding proprietaria di Google) e il governo di Seul si è creata purtroppo una situazione di muro contro muro, che al momento non sembra sbloccarsi. La concessione delle mappe sarebbe potuta avvenire, ma ad una condizione : che Google eliminasse dalle mappe gli obiettivi ritenuti sensibili dal punto di vista militare – o che almeno li oscurasse. Lo richiede espressamente la legge coreana sulla sicurezza nazionale, varata proprio negli anni in cui la minaccia comunista sembrava più concreta. Ma pare che a Moutain View questa clausola sia risultata indigesta ; Google si è rifiutata di accettarla perché la sua policy la obbliga a fornire agli utenti il miglior servizio possibile e ritiene che sul mercato ci siano mappe complete della Corea del Sud – che includono anche obiettivi sensibili – facilmente acquistabili da chiunque. Eliminare quelle zone da Google Maps significherebbe fornire un servizio monco e questo potrebbe essere svantaggioso dal punto di vista della concorrenza. Il problema è che questo secco no alla clausola ha portato a un irrigidimento anche dall’altra parte – il Governo – che appunto ha finito per prendere una drastica decisone: rifiutare del tutto la cessione dei dati relativi alle mappe del territorio.
Attraverso le parole del suo portavoce, Taj Meadows, Google si è detta dispiaciuta per la decisione di Seul, ma alcuni da tempo fanno notare che il divieto sarebbe facilmente aggirabile costruendo un data center sul territorio sudcoreano.
Google Maps è stato lanciato in Corea del Sud nel 2008 ma non è mai stato un servizio così dettagliato come siamo abituati a conoscerlo in Europa; dal novero delle funzionalità, ad esempio, sono sempre mancate le mappe 3D e persino le direzioni per la navigazione durante la guida. Pare che la copertura dello stato sia pari solo al 20 per cento persino per gli stessi cittadini sudcoreani. E questo nonostante la Corea del Sud sia uno dei Paesi più avanzati al mondo dal punto di vista dell’innovazione digitale, dei servizi online e dell’hi-tech. I turisti che si recheranno lì per le Olimpiadi Invernali del 2018 dovranno adattarsi e usare mappe online fornite da operatori locali – si spera in lingue diverse dal coreano.
I servizi di mappe forniti da Google non hanno vita facile in diversi paesi dell’Asia. Anche per la Corea del Nord, ad esempio, si è dovuto faticare un bel po’ per mettere insieme qualche dato, visto che il regime non permette all’azienda di operare sul suo territorio (come la totalità di aziende estere). In Cina invece lo stato tiene sotto controllo la mappatura online del suo territorio , blocca servizi privi della necessaria autorizzazione governativa e ha chiesto espressamente ai cittadini di segnalare eventuali casi sfuggiti al controllo del regime.
Nicola Bruno