Roma – Google ha segnalato sul proprio blog il lancio di Patent Search , la Beta di un nuovo servizio online che permette di effettuare ricerche fra i brevetti statunitensi. L’archivio è quanto mai smisurato , perché dispone della digitalizzazione completa dei brevetti depositati negli ultimi 200 anni presso lo U.S. Patent and Trademark Office ( USPTO ).
Il particolare motore di ricerca si affida ad un’interfaccia simile a quella del search delle pagine web. In primo piano è in evidenza la stringa per effettuare le ricerche, affiancata da un link per accedere al searching avanzato e ad un altro link di aiuto per approfondire ogni dettaglio riguardante il servizio. Digitando un qualsiasi temine, nella stringa, il motore di Patent Search permette di ottenere una serie di risultati correlati. In dettaglio, ogni risultato mostra: il nome del brevetto, il codice identificativo USPTO, la data di registrazione, il proprietario del brevetto e un’anteprima del testo iniziale del documento.
Cliccando su uno dei link ottenuti si accede ad una pagina web che mostra tutti gli approfondimenti del caso. In alto a sinistra mostra le specifiche del brevetto, compresa l’anteprima del documento originale. Un click e si può procedere con la sua consultazione online sfruttando lo stesso reader di Google Book Search . Sulla sinistra della pagina web, invece, è presente un’altra stringa di ricerca, limitata al campo del documento stesso, e un elenco di brevetti correlati. A destra vengono visualizzate le definizioni caratterizzanti del brevetto e tutti i suoi disegni, in modalità anteprima. Sul Blog di Google si fa riferimento anche alla possibilità di salvare e stampare i documenti, funzionalità che saranno attivate a breve.
Come rileva BoingBoing , Google Patent Search appare pienamente compatibile con i browser Internet Explorer, Safari e Firefox; qualche problema, invece, è stato rilevato con Firefox 2.0 su Mac.
Google nelle FAQ del servizio lascia intendere che in futuro il suo archivio potrebbe comprendere anche i documenti degli enti brevetti esteri . Per ora, quindi, bisognerà accontentarsi dei 7 milioni di brevetti depositati fra il 1790 e metà 2006 presso USPTO.
Il progetto di Google pare essere pienamente compatibile, quindi, con almeno una delle indicazioni contenute nel citatissimo Gowers Review of Intellectual Property , il rapporto sul “sistema copyright” commissionato dal Governo britannico all’ex-redattore del Financial Times, Andrew Gowers.
Gowers ha raccomandato infatti una maggiore accessibilità ai documenti dei brevetti e un approfondito confronto sui casi di ” prior art “. La piattaforma Google potrebbe essere quindi considerata molto utile per dirimere le querelle che quotidianamente si scatenano tra privati in merito a questo o a quel brevetto. Va detto che Gowers consiglia la realizzazione di una Wiki specifica, che permetta agli esperti di valutare cooperativamente un brevetto prima della sua registrazione – sgravando così l’ente brevetti da responsabilità tecnico-analitiche e legali.
Dario d’Elia