Mentre è stato appena firmato l’AI Pact, il Patto per l’intelligenza artificiale, l’Europa rischia di essere tagliata fuori dalla rapida crescita globale nel campo dell’AI. Almeno questa è l’opinione di Google, che ha redatto un rapporto commissionato a Implement Consulting Group (una società di consulenza manageriale fondata in Danimarca nel 1996).
Il rapporto rivela l’entità della sfida che l’Europa sta affrontando e delinea i modi per colmare il divario tecnologico. Un documento di questo tipo, prodotto dal settore privato, è davvero una soluzione accettabile per recuperare il ritardo rispetto ai due leader del settore, Stati Uniti e Cina?
L’Europa in ritardo nell’AI, le soluzioni di Google
L’AI generativa potrebbe aggiungere al PIL dell’UE tra i 1.200 e i 1.400 miliardi di euro in circa dieci anni. L’equivalente di un tasso di crescita annuale dell’8%. Il rapporto stima inoltre che l’intelligenza artificiale sarebbe un eccellente catalizzatore e potrebbe incrementare la produttività in diversi settori (senza nominarli esplicitamente).
Queste proiezioni sono in netto contrasto con la realtà attuale e con le promesse dell’AI: la quota dell’UE nel PIL mondiale è scesa da oltre un quarto nel 1980 ad appena il 17% di oggi. Questi dati provengono da un altro rapporto della Commissione europea.
Nonostante questo apparente ritardo, lo studio sottolinea che il 74% dei lavoratori europei percepisce già gli effetti positivi dell’AI sulla loro produttività. Circa il 43% ritiene che l’intelligenza artificiale avrà un effetto complessivamente positivo sul proprio lavoro. Il rapporto stima inoltre che il 61% dei posti di lavoro sarà “migliorato” da questa tecnologia, mentre il 7% dei posti di lavoro è in procinto di passare gradualmente all’automazione.
Una tabella di marcia per il futuro digitale dell’Europa
Google propone una sorta di roadmap, chiamata AI Opportunity Agenda. Un programma di opportunità legate all’AI, in modo che ogni governo possa prendere piena coscienza dell’immenso potenziale economico che questa tecnologia emergente rappresenta. Si basa su quattro temi chiave.
Il primo è la necessità di investimenti massicci in ricerca e sviluppo, con un accesso più facile ai finanziamenti per stimolare l’innovazione. Altrimenti, l’Europa soffocherà i suoi talenti e comprometterà le sue possibilità di coltivare le risorse locali come Mistral AI, ad esempio.
In secondo luogo, Google ci consiglia di sviluppare infrastrutture per il calcolo ad alte prestazioni e data center, alimentati principalmente da energie rinnovabili. L’UE dovrà anche incoraggiare il settore privato a sporcarsi le mani (e a mettere mano al portafoglio).
In secondo luogo, l’azienda raccomanda di rafforzare le competenze digitali della popolazione, in particolare integrando l’AI nei programmi scolastici. Una crescita tecnologica di questo tipo non può essere liberata se esclude alcune persone, e per questo è necessaria una “nuova strategia europea per le competenze“.
Infine, l’UE deve assolutamente promuovere l’intelligenza artificiale in tutti i settori, sia pubblici che privati. Il rapporto sottolinea inoltre la necessità di una stretta collaborazione tra governi, settore privato, università e società civile. Inoltre, avverte che “l’attuale complessità normativa dell’UE“, con oltre 100 atti legislativi che avranno un impatto sull’economia digitale a partire dal 2019, potrebbe frenare l’innovazione.
L’Europa dovrebbe diffidare dei consigli di Google?…
Sebbene le raccomandazioni siano nel complesso piuttosto costruttive, non dimentichiamo da dove provengono. Soprattutto, riflettono gli interessi di una grande azienda (e non una qualsiasi) che cerca di influenzare la direzione delle politiche pubbliche.
Con la frecciatina nemmeno troppo celata alla complessità normativa dell’UE, Google dimentica certamente un aspetto: sono proprio queste norme a proteggerci come cittadini e a proteggere l’economia dagli effetti nocivi di un’adozione incontrollata dell’AI.