Google punta il dito contro gli accordi tra Microsoft e Nokia: rivolgendosi direttamente alle autorità antitrust europee accusa le due di collusione in collaborazione con la “non-practicing entity” (edulcorata forma semantica che sottintende patent troll ) Mosaid per l’acquisto di oltre 2mila brevetti.
I fatti non sono nuovi, anzi: l’ International Trade Commission statunitense ha già archiviato il caso non rilevando ipotesi di rischi per la competizione. Inoltre la stessa Google ha sottoscritto un accordo brevettuale con Mosaid suppergiù in concomitanza con quello di Nokia.
L’azione di Google, insomma, sembra piuttosto puntare a sviare l’attenzione di Bruxelles offrendogli altre prede . O almeno a creare un’atmosfera in cui tutti gli attori condividono certe pratiche rese più perdonabili proprio dal fatto di essere condivise.
Mountain View si è trovata a dialogare e difendersi da accuse europee in particolare con l’operazione di acquisizione di Motorola: si tratta di una notizia che risale ad agosto 2011, ma che da allora è rimasta in sospeso in attesa del placet delle autorità antitrust nazionali. Solo di recente è arrivato il via libera . In particolare nel Vecchio Continente, poi, Mountain View ha ricevuto il semaforo verde legato a indicazioni di cautela e al mantenimento dei dubbi che hanno fatto partire le indagini. D’altronde, Google resta sotto osservazione da Bruxelles anche per quanto riguarda le sue operazioni sul mercato dell’advertising online.
Proprio questa condizione, per quanto abbia permesso a Mountain View di concretizzare l’acquisizione di Motorola, l’ha spinta ora a cercare di difendersi sviando l’attenzione di Bruxelles. Secondo Google, infatti, le risorse delle authority che vigilano sul mercato dovrebbero essere spese anche per occuparsi, per esempio, delle operazioni con cui Nokia e Microsoft hanno sommato i propri brevetti.
Microsoft ha già risposto per le rime definendo il tutto “una tattica disperata” per difendersi dalle cause che la vedono ancora contrapposta alle autorità antitrust europee. Così Nokia, che ha usato l’aggettivo “insignificanti” per definire le accuse di Google e parlato di uno spreco di risorse e tempo per l’UE.
Claudio Tamburrino