Due anni fa uno studio eseguito da Ben Edelman, docente di Harvard, aveva evidenziato come la piattaforma di advertising di Google generasse profitto attraverso banner pubblicitari piazzati su siti messi in piedi dai typosquatter . Una nuova analisi presentata dallo stesso Edelman nel corso di una conferenza tenutasi a Tenerife dimostra ora che sarebbero 497 i milioni di dollari fluiti nelle casse di BigG attraverso questo sistema .
Ci sarebbero circa 938mila domini registrati che puntano sugli errori di ortografia di molti utenti per generare impression da far fruttare attraverso il servizio AdSense for Domains . Ad essere coinvolti sono i primi 3264 siti Web in ordine di traffico.
Si tratta di una pratica illegale negli Stati Uniti e nonostante Google abbia ribadito di contrastare questo fenomeno con ogni mezzo a sua disposizioni, Edelman continua a sostenere che sia quantomeno sospetto che l’80 per cento dei 285mila domini presi in esame si servano dell’advertising targato BigG. “Se tutti questi siti venissero indicizzati da Alexa come un unico portale – spiega Edelman – si tratterebbe del decimo sito più visitato al mondo”.
Già nel 2007 Edelman, insieme ad altri avvocati, si era fatto promotore di una class action contro Google accusando il gigante di Mountain View di violazione del Anti-Cybersquatting Consumer Protection Act (ACPA), che punisce questo tipo di reato.
Giorgio Pontico