I suoi investimenti hanno superato quelli delle banche più potenti, dei signori del tabacco, dei vari competitor nel mercato IT. Il gigante Google ha speso qualcosa come 5,3 milioni di dollari in attività di lobbying a Washington.
Un vero e proprio record per l’azienda di Mountain View, anche perché stabilito in soli tre mesi dal gennaio al marzo 2012. Un incremento del 240 per cento rispetto allo stesso trimestre nello scorso anno , quando BigG investiva poco meno di 1,5 milioni per assicurarsi una costante presenza tra le gerarchie del potere.
Impressionante il paragone con altri rivali nel mercato high-tech . Apple ha speso appena 500mila dollari, mentre Microsoft si è fermato a quota 1,78 milioni . La Grande G ha addirittura superato Verizon Wireless, notoriamente uno dei più spendaccioni in attività di lobbying al Congresso.
“Come abbiamo potuto osservare nello scorso anno, esistono numerose questioni tecnologiche al vaglio di Washington – ha spiegato un portavoce del colosso di Mountain View – E queste sono tematiche importanti che hanno reso prevedibile un nostro intervento affinché la gente capisca il nostro modo di fare business”.
C’è chi ha accusato Google di aver ormai perduto il senso del motto don’t be evil . Il direttore di Consumer Watchdog John M. Simpson ha parlato di un “sorprendente cinismo” dimostrato dall’azienda di Brin e Page nell’affrontare di petto numerose questioni legate al business in G.
Dal tracciamento su Safari al rastrellamento di dati personali su servizi come ad esempio Street View. Google non sta certo vivendo un momento sereno, pressato dalle varie autorità sia in patria che al di qua dell’Atlantico. L’azienda ha anche ammesso attività di lobbying – non è chiaro se a favore o contro – per il famigerato Cyber Intelligence Sharing and Protection Act (CISPA) .
Mauro Vecchio