Il dirigente di Google Nikesh Arora ha annunciato una donazione di 5 milioni di dollari per aiutare lo sviluppo di nuovi approcci nell’epoca del giornalismo digitale. In particolare, 2 milioni di dollari andranno alla John S. and James L. Knight Foundation, una iniziativa statunitense non profit che sovvenziona una serie di progetti editoriali di varie tipologie, ed il resto del denaro sarà dedicato a progetti internazionali che verranno spiegati nel dettaglio all’inizio del prossimo anno.
“Il giornalismo è fondamentale per una democrazia funzionante”, ha detto Arora, presidente delle operazioni globali di Google vendite e business development. “Così come le organizzazioni dei media a livello globale continuano ad ampliare la loro presenza online – ha continuato – siamo ansiosi di fare la nostra parte sul lato della tecnologia sperimentando nuove modalità di presentazione online di notizie; fornendo strumenti come Google Maps e YouTube Direct per rendere i siti Web più coinvolgenti per i lettori e investendo pesantemente nella nostra piattaforme digitali per consentire agli editori di generare maggiori ricavi”.
“Crediamo che sia cruciale incoraggiare l’innovazione a livello di base” ha proseguito il capo delle vendite “Il nostro obiettivo è quello di notizie a beneficio degli editori di tutte le dimensioni”. “Ci auguriamo – ha concluso Arora – che queste sovvenzioni aiuteranno il fiorire di nuove idee e che incoraggeranno la sperimentazione”.
A fornire ulteriori dichiarazioni, a seguito della donazione, è stato il presidente della Fondazione Knight, Alberto Ibragüen, che in un comunicato ha ribadito come tale gesto effettuato dal colosso tecnologico sia di enorme importanza. “Gli americani – ha proseguito – ottengono la maggior parte delle informazioni tramite Internet e sempre meno dai giornali. Questa tendenza non potrà che intensificarsi rendendo imperativo per la nostra democrazia trovare il modo efficace, attraverso le piattaforme digitali, per fornire notizie e informazioni alle persone”.
Indubbiamente c’è bisogno di approcci innovativi per lo sviluppo del giornalismo digitale, sostenibili solo grazie ad ingenti apporti finanziari, ma la scelta è visibile anche come una sorta di offerta di pace a testate giornalistiche e ad editori che spesso hanno attribuito i loro problemi a Google.
È nota la diatriba sollevata prima dal più grande editore multimediale al mondo, Rupert Murdoch , poi da Carlo De Benedetti , proprietario del gruppo Repubblica-L’Espresso: sono molti i dirigenti che hanno accusato il colosso di costruire un business approfittando dei loro contenuti e di non dare loro visibilità sufficiente attraverso i risultati di ricerca, danneggiandoli gravemente.
Google, da parte sua, non ha però mai negato di voler offrire la propria collaborazione agli editori. Inoltre, c’è da ricordare la piattaforma sperimentale di aggregatori di notizie chiamata Living Stories che si avvale del supporto, per la stesura dei contenuti del New York Times e il Washington Post.
Raffaella Gargiulo