L’ultimo aggiornamento del Google Mobility Report, appena rilasciato, consegna un dato molto importante a quanti stanno cercando di capire quali strategie intraprendere per ridurre l’andamento della pandemia in Italia.
Google Mobility Report: dati del 6 novembre
L’update odierno, relativo ai dati del 6 novembre, fotografa infatti un improvviso cambio di tendenza negli spostamenti degli ultimi giorni, ma soprattutto consente di mettere a confronto le zone rosse con il resto del Paese. La risultanza riconsegna un’evidenza inoppugnabile: definire le zone rosse riduce fortemente le occasioni di rischio e non può che incidere pesantemente sui parametri che oggi vedono la curva dei contagi rallentare, ma crescere.
Insomma: medici e ospedali chiedono un intervento più radicale, parlando senza mezzi termini di lockdown generalizzato per scongiurare il sovraccarico delle corsie dei nosocomi; politica ed economia cercano di bilanciare queste esigenze con altre necessità fondamentali, relative a cittadini e aziende. Nel mezzo c’è un difficile punto di equilibrio da individuare, che con i dati si può cercare in modo più razionale.
Il nuovo report di Google (composto a seguito del monitoraggio degli smartphone Android aventi geolocalizzazione attivata) indica a livello medio italiano una riduzione del 40% del tempo passato nei luoghi tipici del tempo libero, -15% nei parchi, -45% presso le stazioni del trasporto pubblico e -30% presso i luoghi di lavoro. Non solo il trend è confermato, ma subisce una forte accelerazione negli ultimi giorni proprio in conseguenza della definizione delle zone rosse in alcune regioni italiane. +15% di presenze presso la propria residenza, altro dato molto importante da tenere d’occhio.
Effetto zona rossa
Ma tutti questi dati rappresentano solo la media nazionale composta da situazioni estremamente variegate. Lombardia e Piemonte, ad esempio, mostrano dati e trend ben più accentuati proprio in relazione all’intervento annunciato la settimana scorsa con la definizione delle prime zone rosse sul territorio nazionale.
Questo il quadro relativo alla Lombardia:
Questo, invece, il quadro relativo al Piemonte:
In entrambi i casi il tempo passato sui luoghi del tempo libero è crollato del 60%, il 20% in più rispetto alla media nazionale. Interessante è soprattutto notare come i grafici facciano visivamente emergere quanto i cambiamenti siano accentuati al termine del percorso, dove maggiore è l’incidenza degli ultimi DPCM e dove si concentra quindi la bontà delle strategie poste in essere.
Nella consueta conferenza stampa utile a fare il punto sull’andamento dei contagi in Italia, il discorso è stato chiaro: entro il 15 novembre sarà fondamentale poter vedere una inversione di tendenza nei dati. Qualcosa si è già visto, ma sarà soltanto questo effetto “zona rossa” a poter dare una sferzata importante ed a “liberare” le prime regioni dal gioco della chiusura forzata.
Crisanti pensa a questi dati?
I dati aiutano a capire e Google dispone di dati molto importanti. Ecco perché ormai da alcune settimane il virologo Andrea Crisanti non perde occasione per ricordare quanto importante potrebbe essere la capacità di attingere a queste informazioni per calibrare al meglio le strategie di contenimento dei contagi. Crisanti vorrebbe poter accedere ad informazioni di dettaglio sugli spostamenti dei cittadini, ma chiaramente la privacy mette in campo resistenze che non sembrano poter essere superabili. Google da parte sua riconsegna informazioni aggregate, utili a comprendere l’andamento della situazione, ma senza fornire dati di dettaglio che Crisanti invece vorrebbe.
Esiste un punto di incontro tra le esigenze della privacy e quelle della salute? Esiste qualcosa che Google possa fare per poter dare una mano ulteriore agli Stati che vogliono agire più radicalmente? Le richieste di Crisanti sono destinate a cadere nel vuoto o c’è una questione meritoria che avrà almeno occasione di poter essere affrontata?
In attesa di comprendere se ci siano margini di trattativa, utili a contenere quella che sarà la terza ondata prevista per febbraio, non possiamo far altro che operare ragionando in termini di “zona rossa”, abbattendo gli spostamenti e riducendo al minimo le occasioni di rischio. Solo così, infatti, potremo spingere collettivamente al ribasso i dati del Google Mobility Report prima e quelli del contagio poi.