L’ex-boss della Formula Uno Max Mosley è tornato a rincorrere Google per le ormai celebri fotografie a luci rosse pubblicate in esclusiva dal defunto News of the World nel lontano 2008. Rimaste online, le immagini del suo pruriginoso party – già passato alla storia del gossip come nazi-orgia – dovrebbero sparire per sempre dalla memoria digitale, nell’ennesimo scontro legale sul cosiddetto diritto all’oblio.
All’ attenzione di un panel di giudici presso una corte di Parigi, le richieste dei legali di Mosley sono più che chiare: il motore di ricerca californiano dovrà essere obbligato alla rimozione di tutto il materiale fotografico dai risultati online. L’ex-vertice della Federazione Automobilistica Internazionale (FIA) vuole che Mountain View costruisca un algoritmo capace di bloccare in automatico tutte le pagine digitali contenenti le immagini relative al sexy party .
Da una parte, gli avvocati di Mosley invocano il diritto alla riservatezza personale dopo anni di circolazione incontrollata, dal momento che al loro assistito andrebbe garantita la tutela della privacy e soprattutto una via di fuga dalla elefantiaca memoria della Rete. Sul banco degli imputati, Google ha sottolineato come la proposta di Mosley, se accolta, contribuirebbe a creare una macchina di censura digitale senza precedenti.
Mentre l’Unione Europea continua ad interrogarsi sull’ambito di applicazione del diritto all’oblio , Mosley si era già assicurato un risarcimento da 60mila sterline (71mila euro) per le attività di violazione della privacy condotte dal tabloid di News Corp. Già scagliatosi contro Google – aveva denunciato l’associazione automatica tra il suo nome e la parola “orgia”, chiedendo una vigilanza costante sui numerosi siti coinvolti – Mosley è andato oltre, chiedendo a BigG di bloccare intere pagine web.
Se secondo l’avvocato di Mosley, Clara Zerbib, Google si ostina ad alimentare la diffusione di immagini illecite oltre che la morbosa curiosità dei suoi utenti, l’azienda di Mountain View sottolinea come le richieste dell’ex-capo di FIA vadano decisamente al di là del semplice diritto all’oblio. Si tratterebbe infatti di una pericolosa forma di censura privata che potrebbe avere effetti devastanti sulla libera informazione online.
Mauro Vecchio