I servizi di streaming musicale premium proposti da bigG hanno raggiunto quota 15 milioni di abbonati. Il computo tiene in considerazione quelli che hanno sottoscritto la formula a pagamento di Google Play Musica così come quella offerta dal nuovo YouTube Music e coloro che stanno beneficiando del mese iniziale di prova gratuita.
Google e musica: 15 milioni di abbonati
È bene precisare che non si tratta di un dato comunicato in via ufficiale, ma riferito da due fonti rimaste anonime alla redazione di Bloomberg. Il gruppo di Mountain View si è limitato a rendere noto che il numero di abbonati a YouTube Music e YouTube Premium è cresciuto del 60% tra il marzo 2018 e lo stesso mese di quest’anno, lasciando così pochi dubbi sul trend positivo innescato.
Il gap da colmare nei confronti dei concorrenti più diretti, vale a dire Spotify (100 milioni) e Apple Music (50 milioni), è ancora parecchio ambio. Se confermato, si tratterebbe però senza alcun dubbio di un notevole passo in avanti per le iniziative messe in campo da Google nel territorio della musica in streaming.
Una delle principali difficoltà per bigG consiste nel convincere l’utenza a mettere mano al portafogli per la fruizione di contenuti che, di fatto, dalla creazione della piattaforma a oggi sono stati messi a disposizione in modo del tutto gratuito, supportati dalle entrate dell’advertising. Lo sta facendo eliminando qualsiasi inserzione pubblicitaria dai servizi e consentendo l’accesso a funzionalità aggiuntive come la riproduzione dei brani in modalità offline o in background sugli smartphone, anche quando si passa a un’altra applicazione o si spegne lo schermo. Il gruppo sta inoltre lavorando sulle partnership con major ed etichette, nel tentativo di allentare le tensioni che da sempre caratterizzano un rapporto non semplice, per questioni legate a copyright e licenze.
Google e la sua parent company Alphabet non hanno alcuna intenzione di perdere il treno dello streaming, considerando quanto il settore sia ormai di fondamentale importanza per l’intera industria discografica: basti pensare che secondo il più recente report IFPI il giro d’affari è aumentato a livello globale del 34% in un solo anno. Ne risentono ovviamente gli altri formati digitali (il download) e i supporti fisici, nonostante il ritorno dei vinili, con i CD letteralmente in caduta libera.