Tempi duri in Europa per il colosso di Mountain View: dopo le operazioni dei funzionari del fisco di Italia e Francia, anche in Spagna le autorità del paese tengono sotto tiro l’azienda statunitense per una presunta frode fiscale . Il raid è stato effettuato nei giorni scorsi presso le due sedi di BigG a Madrid su disposizione dei giudici del contenzioso amministrativo n°29 aditi dall’agenzia delle entrate. Tra i partecipanti, anche dipendenti dell’ufficio delle dogane. Lo scopo è quello di reperire documentazione per verificare se ci sia stata o meno violazione della normativa .
In particolare, gli agenti del fisco devono capire se i redditi della controllata spagnola siano congrui e non siano stati in qualche modo artefatti aggirando le norme attraverso strategie di pianificazione fiscale cosiddetta aggressiva , ad esempio localizzando elementi positivi del reddito in paesi a bassa fiscalità e quelli negativi in paesi ad elevata fiscalità, oppure superando le soglie imposte o contravvenendo alle regole per le transazioni con enti residenti in paradisi fiscali. Questo perché, come è noto , in Europa Google possiede due società in Irlanda e una in Olanda, le cui attività, attraverso un complicato sistema di triangolazioni, sfociano nelle Bermuda, che notoriamente non sottopone ad alcuna tassazione i redditi prodotti da persone fisiche o giuridiche. Si stima che soltanto nell’anno fiscale 2014 siano transitati dall’Europa verso le Bermuda quasi 11.000 milioni di euro.
Google rispetta appieno le normative fiscali spagnole e sta collaborando con le autorità per chiarire la questione. Questo, in buona sostanza, il messaggio lanciato dal portavoce dell’azienda statunitense a Madrid. A rimarcare il concetto , anche Carlo D’Asaro Biondo, vicepresidente per l’area europea: Google paga regolarmente le tasse in ogni paese in cui opera , scontando un’aliquota globale di circa il 20 per cento, conforme alla media prevista dall’organizzazione europea per la cooperazione e lo sviluppo economico, hanno dichiarato dall’headquarter dell’azienda.
Per ora si tratta soltanto di un’indagine preliminare di carattere amministrativo, ma secondo gli osservatori l’epilogo potrebbe non essere diverso diverso da quello di altri paesi in cui Google ha chiuso l’inchiesta con un versamento all’erario.
Luca Barbieri