Google News sta proponendo nuovi accordi con gli editori che pubblicano articoli con un modello di fruizione a pagamento (sottoscrizioni o pagamenti una tantum). Il nuovo modello proposto agli editori è chiamato “Flexible Sampling” e sostituisce il First Click Free (che premiava chi concedeva gratuitamente articoli anche nei risultati di ricerca). I responsabili delle pubblicazioni possono da oggi autonomamente decidere quanti articoli mostrare gratuitamente nell’edicola digitale Google News , a patto però di accettare una piccola forzatura: l’editore può richiedere il pagamento per la lettura dei suoi articoli solo dopo aver concesso a Google di offrire al pubblico almeno tre contenuti gratis . Ma si tratta solo del primo step di una strategia di più lungo respiro. Mountain View è intenzionata ad entrare nel proficuo business delle sottoscrizioni a pagamento , offrendo prodotti e servizi specifici per gli editori che intendono monetizzare.
“Stiamo costruendo una suite di prodotti e servizi per aiutare i publisher di nuovi contenuti a raggiungere nuovi utenti, spingere le sottoscrizioni e aumentare i ricavi. Stiamo inoltre studiando come semplificare il processo di acquisto e rendere più facile per gli utenti di Google ottenere il completo valore dai loro abbonamenti su piattaforme Google” – specifica Google nel suo blog. Richard Gingras, vice presidente del comparto news di Google, ribadisce che “dallo scorso anno è stata chiara l’importanza per gli editori di accrescere i ritorni delle sottoscrizioni”.
Google conferma l’importanza del “Try before you buy”, che rappresenterebbe un’opportunità tanto per i grandi editori quanto per i piccoli. Incrementando il numero di articoli gratuiti offerti sulla piattaforma di Google News aumenterebbe infatti la possibilità di raggiungere un nuovo pubblico, farsi apprezzare e infine monetizzare con il modello di sottoscrizione più appropriato. Nell’intero processo è entrato in gioco anche il machine learning le cui capacità sono volte ad aiutare gli editori a individuare i sottoscrittori potenziali e presentare la giusta offerta al giusto pubblico. Stando a quanto afferma Google, sono due le strade percorribili fin da subito: la prima, definita metering , consiste nel concedere gratis un numero di articoli (Google suggerisce almeno 10 al mese) e poi chiedere il pagamento di un abbonamento; l’altro, definito lead-in , consiste invece nel troncare gli articoli, rendendone visibile la prima parte gratis e la seconda a pagamento.
Con questa mossa Google prova a ricucire i rapporti da molti anni tesi con le testate giornalistiche poco contente di “regalare” a Google News introiti pubblicitari senza ricevere una giusta ricompensa. Per l’occasione sono stati instaurati buoni rapporti con due celebri testate, al fine di mostrare che l’evoluzione del modello incontra i favori dei più. Dopo diversi mesi di test condotti con il New York Times ed il Financial Times i risultati sono stati positivi per entrambe le parti.
“Siamo incoraggiati dalla volontà di Google di considerare altri modi di supportare i modelli di business di sottoscrizione e non vediamo l’ora di continuare a lavorare con loro per creare soluzioni intelligenti” – ha affermato Kinsey Wilson, consigliere del New York Times.
Il Financial Times concorda nel ritenere Google un fondamentale aiuto in questa fase, piuttosto che una minaccia. Per voce di Jon Slade, FT Chief Commercial Officer, fa sapere che: “Il Financial Times accoglie favorevolmente gli input e le azioni di Google per aiutare questo settore critico dell’industria dei media e abbiamo lavorato a stretto contatto con Google per aiutarla a comprendere le esigenze degli editori e viceversa. Questa comprensione reciproca include la possibilità di impostare controlli sulla quantità di contenuti liberi forniti ai lettori, un campo di gioco uniforme per la ricerca dei contenuti, processi di promozione e pagamento ottimizzati. È importante costruire e accelerare le discussioni e quanto compiuto finora”.
Anche i più critici sembrano giudicare positivamente la novità che “cambierà fondamentalmente l’ecosistema dei contenuti sostenendo la creazione di modelli di abbonamento in maniera coerente”, riportando le parole di Robert Thomson di News Corp solitamente molto critico nei confronti di Google. Il modello promette di essere “molto generoso” (citando di nuovo Gringas). D’altronde secondo una ricerca di eMarketer il prossimo anno Google e Facebook (anch’esso al lavoro su strumenti per spingere le sottoscrizioni) si spartiranno il 60 per cento dei proventi pubblicitari USA e per viaggiare a questi ritmi è meglio non avere nemici. Sono passati solo 3 anni dalla lettera aperta di Mathias Dopfner, capo della Axel Springer SE, gigante dell’informazione tedesco in cui si diceva “spaventato da Google” e dalla decisione del governo spagnolo di porre dei paletti al servizio, decisione che a brave distanza ha mostrato di essere penalizzante . Per Google è giunto il momento di fare nuovo proselitismo.
Mirko Zago