L’Ufficio statunitense marchi e brevetti ha rifiutato la richiesta di registrazione di “Nexus One” da parte di Google: il nome ricorda troppo da vicino il Nexus fixed bandwidth già registrato da Integra Telecom, società con base a Portland (Oregon) e la cui registrazione risale al dicembre 2008. Più di anno antecedente, insomma, all’esordio di Nexus One.
Le dichiarazioni di Integra Telecom sembrano peraltro suggerire l’intenzione di voler raggiungere un accordo: “apprezziamo la protezione garantita al nostro marchio registrato. Google non ci ha contattato da quando l’Ufficio Marchi ha espresso i suoi appunti ma speriamo che si possa lavorare insieme per raggiungere i rispettivi traguardi commerciali”.
I primi due mesi sul mercato, tuttavia, non permettono di brindare al successo del dispositivo neanche per quanto riguarda i primi dati, e anzi potrebbero quasi far parlare di vero e proprio flop : i dispositivi finora venduti non arrivano neanche ad un ottavo degli iPhone e Droid venduti nello stesso periodo di tempo. Questi due, infatti, hanno sfiorato il milione di unità, mentre Nexus One si è fermato a 135 mila.
Possibili concause sarebbero la disponibilità solo online dell’apparecchio ed il fatto che sia vincolato a T-Mobile, mentre per esempio i concorrenti sono rispettivamente legati a Verizon e AT&T, ben più diffusi sul territorio degli Stati Uniti.
Per rilanciare l’iniziale impatto negativo sul mercato, quindi, Google ha annunciato che i dispositivi Nexus One saranno ora compatibili con la rete 3G di AT&T negli Stati Uniti e Rogers Wireless in Canada. Il costo dell’apparecchio sbloccato dovrebbe essere di 529 dollari, mentre in comodato d’uso è disponibile a 179 dollari, ma ancora solo con il carrier ufficiale T-mobile.
Claudio Tamburrino