Dal defunto Megavideo a RapidShare, dai cyberlocker Filesonic e Fileserve al motore di ricerca del torrentismo Isohunt. I grandi protagonisti della condivisione online finiti nella lista nera del gigante Google, che aveva bloccato il suggerimento automatico delle query pirata nelle feature Instant e Autocomplete : e ora di mezzo ci finisce anche The Pirate Bay.
Sempre più estesa, la blocklist di BigG ha ora abbracciato anche la Baia, nei suoi principali domini.se,.com e.org . Il motore di ricerca più famoso e utilizzato del web contro il nemico giurato (e in effetti un po’ meno sulla breccia di un tempo) dei grandi colossi dell’industria discografica.
Proprio la Recording Industry Association of America (RIAA) aveva già bacchettato e sgridato l’azienda di Mountain View, accusata di aver permesso – al di là dei proclami contro le cosiddette mele marce del diritto d’autore – la proliferazione incontrollata di milioni di URL pirata .
Spontaneo pensare che il blocco dei domini della Baia nelle feature di suggerimento automatico rappresenti un segnale deciso in favore dei discografici. La crew della Baia aveva già comunque sottolineato come la maggior parte del traffico verso il sito provenisse da fonti diverse dal search engine in G .
Lo stesso colosso californiano ha ribadito l’esclusione di indirizzi web che risultino in violazione dei termini di servizio all’interno di Autocomplete . Dalla violenza alla pornografia, passando ovviamente per i reati contro il diritto d’autore. The Pirate Bay andrebbe dunque a ricadere in quest’ultima categoria di violazioni. Chi cercasse certi contenuti, comunque, dovrà solo provvedere a completare le stringhe di ricerca da solo.
Mauro Vecchio