Avrebbe risparmiato in tre anni qualcosa come 3,1 miliardi di dollari . Un’imponente flusso di denaro che Google, stando alle ricostruzioni, avrebbe invece dovuto riversare in qualità di contributi per le proprie attività commerciali al di fuori degli Stati Uniti. La quota pagata dall’azienda di Mountain View sarebbe infatti tra le più basse, assestatasi intorno al 2,4 per cento del totale teorico.
Una percentuale non riscontrabile in alcuna delle prime cinque aziende tecnologiche con base negli Stati Uniti, ma operanti anche all’estero. Eppure sono in tanti i colossi a stelle e strisce – Facebook e Microsoft tra gli altri – che hanno ormai adottato strategie legali di aggiramento fiscale. Strategie ben conosciute dagli esperti, note come Double Irish (Doppio Irlandese) e Dutch Sandwich (Panino Olandese). Sistemi estesi di trasferimento dei vari ricavi societari che dalle sussidiarie passano verso aziende di facciata, fino ad arrivare nei cosiddetti paradisi come quello delle Bermuda.
Trasferimenti del tutto legali , che hanno permesso a giganti del search come Google di risparmiare miliardi di dollari. I soldi guadagnati da BigG dopo la vendita pubblicitaria in Europa o Medio Oriente verrebbero infatti spediti direttamente alla sede sussidiaria con base in Irlanda .
Ma il regime fiscale irlandese imporrebbe a Google una tassazione pari al 12,5 per cento , se solo l’azienda facesse arrivare effettivamente i guadagni nei suoi uffici di Dublino. Il denaro viene invece riversato verso Google Netherlands Holdings , società senza impiegati che provvede successivamente all’invio del 98 per cento circa dei ricavi alle Bermuda . Questo perché in Olanda c’è attualmente un regime fiscale molto favorevole.
Il sistema funziona ed è perfettamente legale, sfruttato anche da società come Facebook e Microsoft. Ma Google pare il colosso della tecnologia che meglio ha saputo sfruttare strategie come il Doppio Irlandese e il Panino Olandese. Con conseguenze poco piacevoli per i cittadini statunitensi, almeno secondo alcuni osservatori.
Dubbi sono stati infatti sollevati, soprattutto per una presunta ipocrisia celata dietro al famoso motto dell’azienda don’t be evil . Un danno alla società civile verrebbe inevitabilmente arrecato, soprattuto dati gli sforzi del Presidente statunitense Barack Obama per coprire un buco di bilancio da centinaia di miliardi di dollari .
Mauro Vecchio