Google non ha abbandonato il progetto Dragonfly?

Google non ha abbandonato il progetto Dragonfly?

Dipendenti Google hanno scovato nuovo codice relativo al progetto Dragonfly: forse il motore di ricerca censurato per la Cina non è stato abbandonato.
Google non ha abbandonato il progetto Dragonfly?
Dipendenti Google hanno scovato nuovo codice relativo al progetto Dragonfly: forse il motore di ricerca censurato per la Cina non è stato abbandonato.

Il gruppo di Mountain View ha lavorato per diverso tempo alla realizzazione di un motore di ricerca per la Cina, così da poter tornare a operare nel paese asiatico, pur sottostando alle richieste di Pechino in termini di censura e limitazioni nell’accesso alle informazioni online. Un’iniziativa nota con il nome in codice Dragonfly capace di suscitare polemiche, timori e accese discussioni, a livello istituzionale e persino all’interno della società stessa, tanto da spingere i suoi vertici a comunicare di non aver stabilito una data di esordio.

Dragonfly: il progetto è stato abbandonato?

Oggi si torna a parlarne poiché alcuni dipendenti di Google hanno dichiarato di aver scovato nuovi riferimenti al progetto all’interno di alcune porzioni di codice che circolano internamente a bigG. Il rumor arriva dalle pagine del sito The Intercept e fa riferimento a quanto riportato da tre fonti differenti. Alleghiamo di seguito, in forma integrale e tradotta, il messaggio inoltrato a metà dicembre da Caesar Sengupta (VP del team Next Billion Users e a capo di Dragonfly) ai dipendenti impiegati nella realizzazione del motore di ricerca destinato all’utenza cinese. Una comunicazione etichettata come “confidenziale” e “da non inoltrare” a nessuno.

Nei trimestri scorsi abbiamo discusso di come dovrebbe essere un motore di ricerca per la Cina. Abbiamo fatto passi in avanti nel comprendere il mercato e le esigenze degli utenti, ma rimangono alcuni nodi da sciogliere e al momento non abbiamo piani per il lancio. In luglio abbiamo detto chiaramente che non avremmo potuto compiere progressi in breve tempo. Da allora molti sono usciti dal progetto e altri sono stati impiegati in attività correlate come il miglioramento delle nostre abilità linguistiche legate al cinese di cui tutti possono beneficiare, a livello globale.

Le parole di Sengupta non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni: testimoniano la volontà di abbandonare il progetto e di destinare i dipendenti coinvolti su altre iniziative, anche nel nome di un’ottimizzazione delle risorse.

Grazie per tutto il vostro duro lavoro. Trovandoci a definire il piano di business per il 2019, la nostra priorità è rendervi produttivi e fornirvi chiari obiettivi, così abbiamo iniziato ad allineare l’impiego delle risorse in modo da riflettere ciò su cui le persone stanno attualmente lavorando.

Stando alle fonti, i dipendenti al lavoro su Dragonfly, una volta terminati i loro compiti, sono stati destinati a servizi legati al motore di ricerca nelle sue versioni per India, Indonesia, Russia, Brasile e paesi mediorientali. I vertici di bigG, però, non hanno mai dichiarato apertamente la cancellazione dell’iniziativa. Non lo ha fatto nemmeno Sundar Pichai in occasione del suo intervento di fronte al Congresso USA, limitandosi ad affermare come il gruppo non ne abbia al momento pianificato il lancio.

Maotai e Longfei, le app mobile

Si torna così ai nuovi riferimenti scovati da alcuni Googler: si parla nello specifico di Maotai e Longfei, nomi preliminari delle applicazioni per le ricerche destinate ai dispositivi Android e iOS nel mercato cinese. Da un’analisi dei repository sono emerse circa 500 modifiche apportate al codice nel mese di dicembre, seguite da altre 400 tra gennaio e febbraio, a testimonianza di come i lavori non siano mai stati del tutto interrotti. Per fare un paragone e comprendere la continuità dell’impegno si segnala che, secondo la fonte, da agosto 2017 gli interventi sono stati tra 150 e 500 ogni mese.

100 dipendenti potrebbero essere ancora all’opera su progetti strettamente legati a Dragonfly, nonostante il malcontento suscitato all’interno del gruppo che ha già portato alla rassegnazione di dimissioni da parte di collaboratori anche di lunga data: è il caso, tra gli altri, dell’ingegnere informatico Colin McMillen che ha lasciato il gruppo di Mountain View in febbraio dopo nove anni di servizio.

Business e compromessi

Per completezza d’informazione ricordiamo che Google ha lanciato un motore di ricerca limitato in Cina nel 2006, mantenendolo operativo fino al 2010, anno in cui sono stati registrati i primi problemi con il paese asiatico. Di lì a poco, in concomitanza con lo stop dell’attività nel territorio, il co-fondatore Sergey Brin assunse una posizione dura nei confronti di qualsiasi ostacolo nell’accesso alle informazioni online, sottolineando l’opposizione della società a qualsiasi forma di censura e la volontà di sostenere la libertà d’espressione per i dissidenti politici.

Ben diverso l’atteggiamento di Sundar Pichai, nuovo CEO, propenso a un’apertura verso un mercato dalle enormi potenzialità di business come quello cinese, anche passando attraverso l’accettazione di un compromesso. Il gruppo di Mountain View, in merito alle voci sull’impegno attuale legato a Dragonfly, non ha rilasciato alcuna dichiarazione.

La replica di Google

Aggiornamento (05/03/2019, 12:50): riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione di un portavoce Google in merito alla questione. Oltre ad affermare, come già riportato nell’articolo, che il lancio di uno strumento di ricerca in Cina non rientra al momento tra i progetti del gruppo, viene sottolineato come non vi siano lavori in corso sull’iniziativa.

Si tratta di una congettura non corretta. Come abbiamo detto per molti mesi, non abbiamo in programma di lanciare Search in Cina e non ci sono lavori in corso su un progetto simile. I membri del team sono passati ad occuparsi di nuovi progetti.

Fonte: The Intercept
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Pubblicato il
5 mar 2019
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