Google: non si torna ancora in ufficio, non per ora

Google: non si torna ancora in ufficio, non per ora

Google fa marcia indietro sui piani di rientro in ufficio: tutto rinviato perché la variante Omicron è una variabile non prevista dalle ricadute ignote.
Google: non si torna ancora in ufficio, non per ora
Google fa marcia indietro sui piani di rientro in ufficio: tutto rinviato perché la variante Omicron è una variabile non prevista dalle ricadute ignote.

I dipendenti Google avrebbero dovuto fare rientro in ufficio (almeno con modalità ibrida, aprendo spazi allo smart working al fianco di un ritorno più stabile in sede) a partire dal 10 gennaio. I piani sono però mutati in rispondenza con le ultime notizie che la parentesi pandemica sta facendo emergere. La variante Omicron, evidentemente, spaventa e spinge il gruppo ad una maggior cautela proprio ora che i contagi son tornati a farsi sentire e la curva è tornata in ascesa in tutto il mondo. Da poche ore la variante sudafricana ha fatto capolino anche negli USA ed è a questo punto immaginabile uno scenario aggravato nel giro dei prossimi mesi: Google, in linea con quanto fatto fino ad oggi per preservare i propri dipendenti da ogni rischio, ha pertanto deciso di mutare nuovamente i piani e continuare ad operare secondo quanto già portato avanti in questi mesi di distanziamento.

Google rivaluta regole e smart working

Una mail interna firmata dal responsabile Chris Rachow ferma dunque i progetti in essere e notifica che non si farà rientro in ufficio il 10 gennaio come precedentemente previsto: il rientro sarà invece fattivo solo quando ce ne saranno le condizioni. Il gruppo sta spingendo per la vaccinazione, chiede ai team locali di analizzare lo stato di sicurezza dei propri uffici e nel frattempo prende tempo: si sa ancora troppo poco su Omicron per avventurarsi in decisioni affrettate, mentre tra poche settimane ci saranno probabilmente condizioni migliori per poter ragionare a bocce ferme.

Rachow chiude la missiva spiegando che nel 2022 occorrerà reimparare a trovare il giusto ritmo di lavoro collettivo, identificando in questo passaggio l’opportunità per dar forma a nuovi modi di lavorare all’insegna della maggior flessibilità. Ancora una volta, insomma, lo smart working è emergenza e prospettiva, salvo essere investimento su cui non tutte le aziende sono pronte a scommettere quando l’emergenza è già alle spalle. Il perdurare della pandemia, però, sta dando ragione ha chi ha innestato una marcia in più nella direzione della digitalizzazione: il procrastinarsi delle situazioni di emergenza trasforma in permanente ciò che nasce come emergenziale e temporaneo.

Fonte: CNBC
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Pubblicato il
3 dic 2021
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