La nuova versione (senza parti censurate) della denuncia presentata da Epic Games svela alcune tattiche che Google avrebbe usato per ostacolare l’uso degli store di terze parti (come già rivelato da un’altra denuncia). L’azienda di Mountain View ha sottolineato che tali iniziative confermano invece la sana competizione tra app store.
Google paga produttori e sviluppatori
Nella denuncia ci sono riferimenti a due programmi denominati Premier Device e Apps and Games Velocity (Project Hug). L’adesione al programma Premier Device consentiva ai produttori di smartphone di ricevere una percentuale maggiore delle entrate derivanti dalle ricerche su Google (12% invece di 8%). Alcuni produttori, tra cui LG e Motorola, avrebbero ricevuto anche tra il 3% e il 6% della somma spesa dagli utenti sul Play Store.
Questi benefici venivano elargiti se gli OEM firmavano un accordo che prevedeva la vendita degli smartphone senza nessun store alternativo preinstallato. In pratica, il Google Play Store doveva essere l’unico canale di distribuzione delle app. Secondo Epic Games, questa è una chiara condotta anticoncorrenziale.
Il programma Project Hug è stato invece introdotto per convincere gli sviluppatori a mantenere i loro giochi sul Play Store. Ciò è avvenuto in seguito alla distribuzione di Fortnite tramite il sito di Epic Games. Secondo quanto riportato nella denuncia, Google non voleva che altri sviluppatori seguissero la strada di Epic, perdendo così la commissione del 30% sugli acquisti in-app.
In pratica, molti sviluppatori avrebbero ricevuto incentivi economici (si parla di centinaia di milioni di dollari) per rimanere sul Play Store. Nella denuncia è scritto che il programma ha avuto un grande successo. Per evitare l’effetto “contagioso”, Google avrebbe anche tentato di acquistare Epic Games.