Il General Counsel di Google Ken Walker ha formulato la proposta per un nuovo framework legale in grado di regolare l’accesso ai dati su server esteri , un sistema presentato come al passo dell’era del cloud capace di garantire sia la sicurezza dei suddetti dati che il rispetto dei principi del giusto processo.
Il sistema attuale per l’accesso ai dati transfrontalieri non funziona più, suggerisce Walker, perché se un governo o una forza dell’ordine necessita di fare indagini su un utente deve prima di tutto passare attraverso i canali “ufficiali” del Paese in cui risiedono i server.
Si tratta di un processo estremamente burocratico e spesso confuso, spiega il legale di Mountain View, che ha come conseguenza principale il rallentamento delle investigazioni e potrebbe comportare prezzi dei servizi cloud maggiorati se un governo costringesse la corporation ad archiviare i dati su server locali.
Il framework proposto da Walker mira a risolvere il problema alla radice, prevedendo la possibilità per governi stranieri e forze dell’ordine di chiedere direttamente a Google – o alle altre aziende impegnate nel mercato del cloud – di poter visionare le informazioni pertinenti a un’indagine .
E i principi del giusto processo? La possibilità di accesso ai dati andrebbe vincolata al rispetto di alcuni standard qualitativi capaci di garantire – almeno in teoria – il rispetto per i diritti legali degli utenti interessati, i diritti umani e la privacy.
La regolamentazione dell’accesso ai dati, per un’azienda che come Google basa il proprio business sulla gestione analitica delle informazioni e la visualizzazione di advertising personalizzato, è ovviamente un must. In taluni casi, però, il motore di ricerca Web più popolare al mondo è configurato per inibire l’accesso ai dati particolarmente sensibili .
Una nuova aggiunta alla policy della corporation di Mountain View prevede infatti che “i dati medici confidenziali e personali di cittadini privati” entrino a far parte di quella ristretta cerchia di tipologie di informazioni (assieme a materiale pedopornografico o contenuti pirata in violazione del DMCA) esclusa dai risultati delle ricerche. Se proprio vuole, Google – anzi DeepMind – può sempre stringere nuove partnership (in UK) per l’accesso alle informazioni biomedicali in favore dei suoi algoritmi di intelligenza artificiale.
Alfonso Maruccia