“Non penso che possa esserci altra motivazione che l’avidità nel momento in cui un’azienda tenga deliberatamente segreto il modo in cui raccoglie e impiega le informazioni degli studenti”: con queste parole, e con prove empiriche a supporto di una tesi che Google smentisce da tempo, il procuratore generale del Mississippi Jim Hood torna alla carica contro Mountain View.
Dopo lo scontro aperto negli anni scorsi contro le brutture di Google, scontro che dall’hack di Sony Pictures è emerso essere caldeggiato da Hollywood e che si è chiuso senza conseguenza alcuna, Hood, a nome dello stato che rappresenta, ha nuovamente sporto denuncia contro la Grande G. Oggetto del contendere, in questa occasione , è la privacy dei giovani cittadini , a cui Google attenterebbe nel nome del profitto con i propri Chromebook, abbondantemente presenti nelle scuole statunitensi, e i propri servizi gratuiti dedicati all’istruzione (G Suite for Education).
Gli uffici di Hood si sono attivati per sondare nel profondo le pratiche della Grande G, con test condotti nei giorni scorsi : navigando su YouTube identificati con una email assegnata a uno studente, disconnettendosi dal servizio e consultandolo con un altro browser e senza effettuare l’accesso, “ha iniziato a spararci addosso pubblicità che aveva a che fare con le stessa query formulata dallo studente”. “Così – inferisce Hood – sappiamo che stanno tracciando quel giovane”.
Il procuratore generale del Mississippi sembra aver dissotterrato una accusa sollevata nel 2015 e reiterata di recente da EFF, una accusa a cui Mountain View aveva già formalmente risposto : le applicazioni dedicate all’istruzione, aveva assicurato a suo tempo Google, non ospitano pubblicità e i dati che raccolgono, anche attraverso la funzione di sincronizzazione Chrome Sync, disattivabile, non vengono impiegati per proporre pubblicità .
Secondo Hood, però, “Google traccia, registra, usa e salva le attività online dei bambini del Mississippi, il tutto allo scopo di elaborare dati degli studenti per costruire un profilo a supporto del proprio business dell’advertising”: per questo motivo chiede chiarezza su tutte le pratiche di raccolta dei dati adottate dalla Grande G e sugli scopi per cui sono messe in atto.
Google, proprio nei giorni scorsi, ha ottenuto nuovamente l’ approvazione di Future of Privacy Forum rispetto alla propria suite di servizi per le scuole, rilevato che si allinei ai principi dell’accordo Student Privacy Pledge, volto a tutelare i dati e la vita privata degli scolari.
Gaia Bottà