Il 2020 verrà ricordato come l’anno in cui per cause di forza maggiore il mondo intero ha abbracciato il cloud in modo da poter continuare a lavorare, studiare e comunicare. Tra i principali protagonisti di questa rivoluzione c’è Google, divenuto nel corso del tempo centro nevralgico dei sistemi che regolano l’accesso alle informazioni online e provider di servizi per la produttività senza i quali (come dimostrato dal breve down di ieri) molti si trovano costretti a interrompere ogni attività. È anche per evitare il ripetersi di problemi simili, oltre che per migliorare la qualità di quanto offerto, che il gruppo di Mountain View conferma la volontà di continuare a potenziare la propria rete di data center.
Il cloud di Google si espande in Europa (rispettando l’ambiente)
In un post condiviso sul blog ufficiale l’attenzione viene concentrata sull’Europa, sui progetti già messi in campo e su quelli pianificati per il vecchio continente. Nell’immagine qui sotto ad esempio l’impianto di Fredericia appena inaugurato in Danimarca. Nella foto di apertura quello di Middenmeer in Olanda. Un altro è stato annunciato nei mesi scorsi per la Polonia.
Ogni struttura viene progettata in modo da tener conto delle esigenze di sostenibilità ambientale, implementando sistemi e tecnologie in grado di assicurare la continuità operativa e al tempo stesso di non impattare sull’ambiente alimentando i server con energia al 100% sostenibile e sfruttando metodi innovativi per il raffreddamento.
Nei prossimi cinque anni prevediamo di impegnare due miliardi di dollari in progetti per la generazione di energia carbon-free e nelle infrastrutture green per l’Europa, contribuendo allo sviluppo di nuove tecnologia per rendere l’energia pulita conveniente in qualsiasi momento e più largamente disponibile.
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Ogni volta che accediamo alla casella di Gmail, guardiamo un video in streaming su YouTube o partecipiamo a una riunione su Meet interagiamo con l’infrastruttura cloud di Google. Questo inevitabilmente si traduce in un dispendio energetico. Moltiplichiamo il fenomeno per i miliardi di richieste che i data center si trovano a dover gestire ogni ora e si ha un’idea di quanto anche il più piccolo dei cambiamenti e delle ottimizzazioni su questo fronte possa fare la differenza.