Altre nubi sulla privacy semplificata di Google, nel mirino del garante britannico Information Commissioner’s Office (ICO) per la spremuta di policy in materia di raccolta e trattamento dei dati personali tra i più disparati servizi digitali forniti agli utenti dall’azienda di Mountain View. L’Authority d’Albione ha infatti riscontrato alcune spinose problematiche nel rispetto dei principi legislativi del Data Protection Act (DPA) .
Nei timori espressi dall’ICO, le privacy policy di BigG non risulterebbero sufficientemente chiare, in particolare sulle specifiche modalità di raccolta e trattamento delle informazioni personali sui vari servizi online , dalla posta elettronica (Gmail) alle condivisioni social su G+. Il garante britannico ha ordinato all’azienda californiana di rivedere le sue politiche entro il prossimo 20 settembre, per evitare una salata sanzione pecuniaria.
La nuova privacy del gigante californiano ha già ricevuto simili ultimatum dalle varie autorità di garanzia in ambito comunitario. Alla fine dello scorso giugno, la transalpina Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) ha offerto a BigG tre mesi di tempo per rivedere le sue policy. Contro Google si è mosso anche il commissario tedesco Johannes Caspar, che ha convocato i suoi responsabili per un’audizione ad Amburgo entro la prossima metà di agosto.
Se nel solo Regno Unito si rischia una multa fino a 500mila sterline (583mila euro) , l’azienda di Mountain View non sembra affatto intenzionata a muoversi per soddisfare la richiesta inviatale dall’ICO. La risposta ufficiale della Grande G è stata piuttosto vaga – nessun riferimento esplicito alle critiche dell’Authority britannica – limitandosi a sottolineare come le policy in materia di privacy rispettino le leggi europee .
Mauro Vecchio