Google ha annunciato la volontà di intervenire sugli algoritmi che determinano il ranking dei risultati di ricerca su mobile per penalizzare quei siti che richiedono il download di app specifiche per la consultazione dei contenuti da smartphone e tablet.
Oggetto del fastidio di Mountain View sono quei siti che, una volta aperti magari a seguito di una ricerca mobile, vengono sovrastati dall’advertising ad esso relativo che invita a scaricare l’app corrispondente: tale pubblicità spesso finisce per coprire interamente i contenuti desiderati ed è difficilmente eliminabile, se non individuando una minuscola “x” e cliccandola, operazione che rischia di per sé di far attivare per sbaglio il link a Google Play per scaricare l’app.
Per valutare l’invasività di questa pratica, Google ha integrato i paramentri di riferimento nel test di compatibilità con i dispositivi mobile, che indicherà quando ci si trova davanti ad un sito che impone degli interstitial per l’installazione delle proprie app che finiscono per ostacolare la navigazione dell’utente.
A partire dal primo novembre i siti che “copriranno una significativa quantità dei propri contenuti con pagine di transizione che si aprono all’apertura conseguente ad una ricerca online” perderanno lo status di mobile friendly e conseguentemente otterranno un piazzamento peggiore nel ranking dei risultati di ricerca offerti da mobile.
Mountain View dimostra così di voler garantire ai suoi utenti un’esperienza mobile più fluida possibile e senza i fastidiosi ostacoli in cui al momento si può incappare. In questo senso la decisione segue idealmente le modifiche introdotte a luglio per diminuire l’impatto sugli utenti dei tap per errore sull’ advertising mobile .
La scelta di Google, d’altra parte, sembra dimostrare con chiarezza che il Web non rischia di soccombere a favore delle app mobile: non fino a quando gli operatori della Rete sceglieranno di tutelare la libertà di scelta degli utenti.
Claudio Tamburrino