Google pensa più agli utenti che agli azionisti

Google pensa più agli utenti che agli azionisti

BigG non ha soddisfatto le previsioni finanziarie degli analisti: la speculazione azionaria in pochi giorni ha bruciato miliardi di dollari. Ma gli utenti più affezionati possono stare tranquilli
BigG non ha soddisfatto le previsioni finanziarie degli analisti: la speculazione azionaria in pochi giorni ha bruciato miliardi di dollari. Ma gli utenti più affezionati possono stare tranquilli


New York (USA) – Il valore di Google continua a crescere ma secondo gli analisti finanziari non abbastanza e al di sotto delle aspettative . Insomma, i professionisti del settore non sono soddisfatti del suo andamento altalenante. In questi primi mesi dell’anno il gigante statunitense ha confermato di aver raggiunto un profitto di 372 milioni di dollari, un aumento consistente rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso dove il conto si era fermato a 204 milioni di dollari. E il tutto senza considerare i 90 milioni di dollari spesi in beneficenza.

Ma di cosa si lamentano, fondamentalmente, gli operatori finanziari? Sono scontenti del fatto che Google non abbia confermato le previsioni di crescita: è la prima volta dal lontano agosto 2004, quando è sbarcato al Nasdaq di New York.

Ma le giustificazioni di Google ci sono, eccome. Il mercato anglosassone, secondo solo a quello statunitense, si è contratto dell’1%, passando – come introito – dal 15% al 14%. La pubblicità del periodo natalizio non ha reso come ci si aspettava. Inoltre, secondo i portavoce dell’azienda, le tasse sarebbero aumentate vistosamente, con effetti spiacevoli sul bilancio.

All’inizio della settimana l’ incertezza ha influenzato il titolo così tanto da fargli perdere in poche ore circa il 20% per poi ristabilizzarsi su un -15%. Bruciati insomma quasi 20 miliardi di dollari in speculazione – pensano gli analisti più attenti. Le ultime voci che sono circolate in quel di New York devono aver influenzato non poco queste operazioni. Su tutte, i rumors su una linea di personal computer a basso prezzo targata Google ( idea già smentita ) e la ventilata acquisizione di Napster. L’azienda-simbolo del file-sharing, grazie a questa indiscrezione, ha visto il suo titolo salire in poche ore di quasi il 40%.

Google ha negato tutto e con un comunicato ufficiale ha dichiarato che non vi sono piani per la realizzazione di un music store . Per Tim Ghrisky, chief investment manager presso Solaris Asset Management , le “esternazioni” non sono sufficienti, le aspettative finanziarie riguardanti Google sono sempre altissime. “Il suo prezzo è stabilito per la perfezione, e la perfezione non è stata raggiunta in questo ultimo quarto, fine della storia”, ha dichiarato Ghrisky. Eppure le entrate sono state considerate ottime, dato che hanno raggiunto gli 1,9 miliardi di dollari, contro il solo miliardo dell’anno scorso.

Tra gli altri, Enrico Beltramini, su Il Riformista , si è fatto un’idea su questa “inaffidabilità”, o percezione di essa. Secondo la sua analisi Google continua ad essere un’impresa affidabile, anche sotto il profilo finanziario, ma non sufficientemente spregiudicata per i suoi azionisti. Gli investimenti a lungo termine e il rifiuto di una politica di cambiamento che possa danneggiare gli utenti sono la felicità della web-sfera, ma forse non dei finanziatori. Larry Page e Sergey Brin, come scrive Beltramini, non si sono mai dichiarati entusiasti di andare in Borsa. L’attenzione ai conti trimestrali non è certamente un’ansia per lo loro, ma per gli azionisti forse sì.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
3 feb 2006
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