Google non affiancherà il Pentagono nella sua opera di riorganizzazione dei dati e nella migrazione verso la nuvola. Una scelta maturata con tutta probabilità anche in considerazione del clamore suscitato dall’iniziativa legata a Project Maven che ha visto l’intelligenza artificiale di bigG impiegata per l’analisi delle immagini catturate dai droni dell’esercito a stelle e strisce nei territori di guerra.
Il progetto JEDI
Si chiama Joint Enterprise Defense Infrastructure, nella sua forma contratta JEDI, l’infrastruttura cloud che il Dipartimento della Difesa statunitense intende allestire sulla base di un servizio dalla natura commerciale. A questo scopo ha indetto un bando al quale le aziende che operano in questo settore possono partecipare, inviando le loro proposte entro e non oltre il 12 ottobre. Un contratto monstre quello in gioco, dal valore stimato in 10 miliardi di dollari e dalla durata prevista decennale.
Google e la parent company Alphabet non faranno parte dell’asta, poiché la finalità dell’iniziativa potrebbe non risultare in linea con i suoi principi legati all’intelligenza artificiale che fanno riferimento a benefici sociali, lotta ai pregiudizi, sicurezza, responsabilità, privacy, ricerca scientifica e coerenza. Nel documento, presentato a inizio giugno, bigG esplicita come le proprie tecnologie IA non verranno messe a disposizione di coloro che intendono utilizzarle per sistemi il cui obiettivo è quello di arrecare danno le persone. In altre parole, armi e tecnologie belliche. Ecco le parole attribuite da un portavoce e riportate in un comunicato.
Non faremo un’offerta per il contratto JEDI perché, anzitutto, non possiamo garantire che sia in linea con i nostri Principi IA. Poi, abbiamo appurato che ci sono porzioni del contratto che escono dal nostro ambito sulla base delle nostre attuali certificazioni governative.
Al tempo stesso bigG sottolinea l’intenzione di continuare a supportare il governo USA mettendo a disposizione i propri servizi cloud con altre modalità.
Non solo Google
Considerando l’importanza (anche economica) del contratto, il progetto JEDI è stato al centro di un’accesa discussione nei mesi scorsi. Tra le realtà interessate a farne parte anche Amazon, Microsoft, IBM e Oracle. In molti hanno chiesto al Pentagono di non scegliere un unico fornitore, ma di affidarsi a diversi provider applicando una sorta di split alla gestione dei dati. Anche Google è di questo parere.
Se il contratto JEDI fosse stato aperto a più fornitori, avremmo partecipato offrendo una soluzione per una parte di esso. Google Cloud ritiene che un approccio multi-cloud sarebbe il migliore per gli interessi delle agenzie governative, poiché permetterebbe loro di scegliere il servizio giusto per ogni carico di lavoro.
Una visione non condivisa dal Dipartimento delle Difesa, che la reputa una via difficoltosa da percorrere soprattutto dal punto di vista delle tempistiche necessarie per la realizzazione e l’attivazione dell’infrastruttura. Al tempo stesso, il Pentagono conferma la volontà di continuare a sottoscrivere altri contratti relativi al cloud per progetti non inclusi in JEDI.