La controversia sulle modifiche all’accordo di Wassenaar si fa sempre più estesa e ora coinvolge anche Google, che per bocca dei suoi rappresentati legali (Neil Martin) e dei membri del Chrome Security Team (Tim Willis) identifica la riforma del trattato come potenzialmente disastrosa sul fronte della sicurezza informatica.
Il Dipartimento del Commercio americano si prepara a limitare le “esportazioni” di tecnologie informatiche nel tentativo di mettere i bastoni fra le ruote ai cyber-criminali e ai gruppi interessati al “software di intrusione”, ma stando a quanto sostiene Google le proposte di modifica delle autorità avrebbero un impatto negativo significativo sulla community di ricercatori di sicurezza nel suo complesso.
Le nuove regole sulle esportazioni risultano essere “pericolosamente vaghe ed estese”, sostiene Mountain View, e nella peggiore delle ipotesi richiederebbero alla corporation l’obbligo di richiedere migliaia – o addirittura decine di migliaia – di “licenze di export” per lavorare sulla sicurezza del proprio codice.
La segnalazione di un bug non dovrebbe in alcun modo richiedere l’obbligo di una licenza emessa dalle autorità USA, continua Google, così come la community di ricercatori funziona al meglio solo in uno scenario globale privo di restrizioni artificiose.
Mountain View dice di voler continuare a collaborare con il Bureau of Industry and Security (BIS) del Dipartimento del Commercio, ma per quel che concerne la modifica all’accordo di Wassenaar occorre modificare in maniera radicale le nuove limitazioni alle esportazioni al più presto possibile.
Alfonso Maruccia