Google non ha ancora raggiunto un accordo per chiudere la controversia che la vede contrapposta alle autorità fiscali italiane riguardo agli incassi realizzati con le attività svolte sul territorio italiano ma trasferiti in altre nazioni in cui il regime fiscale risulta più favorevole, come Irlanda e Bermuda .
Un portavoce di Google – sentito da Punto Informatico – ha infatti smentito tale ipotesi, affermando che “la notizia non è vera, non c’è l’accordo di cui si è scritto. Continuiamo a cooperare con le autorità fiscali.” Le voci di un accordo sono iniziate a circolare nella giornata di oggi: la prima fonte a riportare la notizia di un accordo tra Google e lo Stato italiano è stato il Corriere della Sera e da lì è stata ampiamente ripresa da diversi quotidiani.
Il supposto accordo sarebbe stato firmato alla fine di una riunione tra penalisti, tributaristi, magistrati, Guardia di Finanza e dirigenti di Google, e avrebbe previsto che Mountain View avesse accettato di versare 320 milioni di euro all’Italia su un imponibile di 800 milioni in 5 anni , tra il 2008 e il 2013, e avrebbe rappresentato la conclusione di un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Milano.
L’accordo smentito sarebbe lungi dal rappresentare una necessità per Google, vista anche la prossima approvazione del decreto legislativo fiscale che sottrarrà in Italia alla rilevanza penale le operazioni che, pur nel rispetto formale delle norme, realizzano vantaggi fiscali indebiti. Secondo gli osservatori sarebbe da interpretare come la volontà di Google di distendere i rapporti con gli Stati europei. Rappresenterebbe, dunque, una vera e propria operazione d’immagine.
Tuttavia per il momento tale accordo non esiste, o almeno non è ne ufficiale né vicino, tanto che Google non si è limitata ad un no comment ma ha smentito esplicitamente la notizia. Anche il procuratore della Repubblica di Milano Bruti Liberati ha smentito qualsiasi tipo di accordo, pur confermando le indagini in corso.
Claudio Tamburrino