Alla fine del 2010 il colosso californiano Google annunciava un agguerrito giro di vite sulle cosiddette mele marce del diritto d’autore. Servizi e piattaforme della pirateria digitale, finiti nel mirino dei detentori dei diritti per la presenza di contenuti illeciti. La Grande G si sarebbe presto trasformata in un solerte controllore del traffico web, pronto a rimuovere tutti quei risultati di ricerca segnalati dai signori del copyright.
Un anno e mezzo dopo, l’azienda di Mountain View ha aggiunto una nuova sezione al suo transparency report , documento stilato a cadenza periodica per informare gli utenti sulle varie richieste di rimozione dei contenuti provenienti dai governi di tutto il mondo. Alle esigenze delle autorità si sono ora aggiunte quelle dei detentori dei diritti , società e studi legali che vorrebbero l’immediata sparizione di link a materiale non autorizzato.
Il copyright report di Google è in sostanza un insieme di numeri e classifiche. Nell’ultimo mese, BigG ha ricevuto un totale di 1,2 milioni di richieste per l’eliminazione di URL che puntano a contenuti pirata , con quasi 25mila domini finiti nel mirino dei legittimi detentori. Una vera e propria esplosione in cifre , dal momento che in tutto l’anno 2009 erano stati segnalati appena 250mila indirizzi web. Ad oggi, questa stessa quantità di URL viene chiamata in causa ogni settimana.
E quali sono i detentori dei diritti più attivi nella lotta ai link pirata? La classifica annuale vede al terzo posto l’agglomerato di etichette rappresentato dalla RIAA, con 416.731 richieste di rimozione nei confronti di 6.903 domini, al secondo il gruppo NBCUNIVERSAL con 1.005.686 richieste per 15.618 domini. Il gradino più alto del podio spetta però al colosso Microsoft: in un anno ha inoltrato a Google 2.554.475 richieste relative a 23.485 domini . Anche la classifica relativa al mese scorso si rivela interessante: terza dopo NBCUNIVERSAL, in ascesa, la British Phonographic Industry (BPI) con 151.087 URL segnalate per 55 domini. Microsoft domina con più di 500mila indirizzi segnalati e un totale di quasi 10mila domini tra cui quello di The Pirate Bay , varie piattaforme di condivisione a mezzo torrent e i cosiddetti gruppi warez .
La Baia dei pirati non è tuttavia ai primi posti nella classifica dei siti più colpiti dalle richieste dei signori del copyright. Il primato spetta al motore di ricerca Filestube.com , che è ormai diventato uno dei punti di riferimento più frequentati dopo la caduta di Megaupload e l’effetto domino scatenato negli altri siti di file hosting. A seguire torrentz.eu , uno dei motori di ricerca per torrent più usati del web.
In un post firmato dal senior copyright counsel Fred Von Lohmann, la Grande G ha sottolineato come i meccanismi di rimozione siano ormai diventati velocissimi, vicini alle 11 ore dalla takedown request in base ai principi del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) . Ma che succede se il presunto detentore dei diritti indica contenuti non suoi? Come ad esempio successo con AVG che ha ordinato la rimozione del video YouTube Never Gonna Give You Up ?
“Allo stesso tempo, cerchiamo di individuare richieste di rimozione errate o abusive – ha spiegato Von Lohmann nel post di BigG – Abbiamo anche ricevuto segnalazioni senza alcun fondamento, inviate per danneggiare un competitor o rimuovere un contenuto semplicemente sgradito”. La Grande G provvede inoltre alla segnalazione della segnalazione ai vari webmaster , in modo che sia possibile contestare la richiesta di rimozione prima della sparizione dei link.
Mauro Vecchio