Google stila nuove regole per il proprio store Google Play. Sono infatti le regole a definire l’esperienza, ed è l’esperienza a definire il successo delle app e del modello di business. Le nuove regole sono dunque tracciate in quest’ottica, focalizzando l’obiettivo della miglior esperienza possibile per gli utenti che si affidano ad Android (ed al relativo store) per la propria vita online in mobilità.
Anzitutto il mining viene definitivamente vietato, seguendo in ciò quanto Apple ha già stabilito per il proprio App Store. Che il mining fosse nascosto, o che fosse la finalità ultima dell’app, in entrambi i casi non ci saranno margini: minare criptovalute è attività che nessuno potrà più fare su dispositivi che utilizzino Google Play, così da salvaguardare tanto la sicurezza degli utenti, quanto le performance del dispositivo. C’è tuttavia una deroga: il mining non è stigmatizzato di per sé, ma è tollerato purché operato su altri device. Per questo motivo le policy indicano esplicitamente che “sono consentite le app che gestiscono da remoto il mining di criptovaluta”.
Stop anche alle armi: qualunque applicazione che faciliti la vendita di esplosivi, munizioni e altri accessori, nonché guide alla produzione di esplosivi e armi automatiche, sarà bannata dallo store. Google Play scarica così da sé le responsabilità nei confronti di contenuti che possano facilitare comportamenti pericolosi, nonché eventualmente illegali.
Alcuni accessori con limitazioni sono, ad esempio, quelli che consentono a un’arma da fuoco di simulare colpi automatici o che trasformano un’arma da fuoco in arma automatica (ad esempio bump stock, grilletti a manovella, dispositivi Drop In Auto Sear, kit di conversione) e caricatori o cinture che possono contenere più di 30 munizioni.
Inoltre viene posto uno stop netto alle app che, pur rivolgendosi ad un pubblico di minori, contengono materiale per adulti: fine dei giochi, ban subitaneo.
Interessante è anche il blocco di app ripetitive, o comunque eccessivamente similari ad altre. In particolare Google sembra voler mettere nel mirino quelle app prodotte da strumenti automatici di sviluppo, con i quali non si può far altro che generare rumore di fondo sull’app rendendo più difficoltoso l’emergere di app realmente di valore. Così facendo, inoltre, si genera una forte barriera all’ingresso per le app che sono il risultato di semplici wizard di sviluppo: meno app di bassa lega e più app di qualità, meno tool automatici e più sviluppatori, la ricetta è servita.
Ulteriori regole sono state introdotte infine per impedire ad esempio app create spudoratamente per drenare denaro tramite adv o quelle nelle quali si simula l’impersonificazione non autorizzata di persone o personaggi, sfruttando l’immagine altrui per finalità proprie.