Era atteso per l’estate, ma è arrivato in pieno autunno: Play Music, il servizio musicale di Google, è ora disponibile anche per iOS (solo per iPhone e iPod Touch) e permetterà a chi già utilizza il servizio sul proprio computer o possiede un terminale Android di replicarne l’uso anche sul Melafonino . Le funzioni restano identiche su iOS, fatta eccezione per l’acquisto dei singoli brani che resta fuori dalla lista delle funzioni disponibili per ovvi motivi di commissioni e percentuali pretese da Apple sugli acquisti in-app.
Play Music è un jukebox celestiale , ovvero un servizio che (previo abbonamento da 9,99 euro al mese) consente di ascoltare la totalità dei brani presenti nel catalogo via streaming o scaricando in locale le tracce e gli album che si desidera ascoltare anche se non si è connessi a Internet. A questo Google unisce la possibilità di caricare 20mila propri brani su una nuvola privata e personale , così da costituire il proprio archivio musicale online da poter replicare o ascoltare in streaming da qualsiasi postazione connessa. Infine, il marketplace Play consente anche di acquistare singoli brani o interi album, così come fanno iTunes e Amazon MP3: in questo caso, però, Google ha preferito escludere questa possibilità dall’app iOS.
Sugli acquisti in-app Apple pretende il 30 per cento della somma pagata, lasciando il 70 allo sviluppatore: per evitare di dover versare un obolo a quello che è il principale concorrente (e leader di mercato del settore) ogni volta che un cliente scelga di acquistare da uno store alternativo a iTunes, Google ha deciso di eliminare la funzione. Resta valida la possibilità di ascoltare in streaming il catalogo con abbonamento ( 20 milioni di brani circa ), oppure usufruire della versione gratuita con lo spazio per i proprio brani e la gestione autonoma di quanto andrà ascoltato sfruttando la connessione WiFi/mobile o scaricato nella memoria locale.
Il ritardo con cui Play Music arriva su iOS pare sia legato a questioni tecniche che ci è voluto qualche mese a superare (in particolare per la gestione degli streaming e del DRM). Nessuna novità sostanziale viene introdotta da questa versione, che è in tutto e per tutto assimilabile a quella Android, con tanto di stazioni radio ( un po’ più smart del solito ) che la pongono in diretta competizione anche con iTunes Radio, Spotify, Rdio e tutto il resto dei servizi analoghi in circolazione.
Luca Annunziata