La giudice Yvonne Gonzalez-Rogers ha respinto la richiesta di giudizio abbreviato presentata da Google. Si avvicina quindi il processo relativo alla denuncia presentata da cinque utenti che accusano l’azienda di aver violato la loro privacy tramite la modalità Incognito di Chrome. L’obiettivo è avviare una class action e chiedere un risarcimento di 5 miliardi di dollari.
Il processo di avvicina
La denuncia era stata presentata a giugno 2020. La giudice Lucy Koh aveva già deciso che la class action può proseguire. Google ha quindi tentato la strada del giudizio abbreviato che negli Stati Uniti evita il dibattimento in tribunale. La giudice Yvonne Gonzalez-Rogers ha respinto la richiesta, in quanto nell’informativa sulla privacy, in Chrome e in vari documenti viene promesso che non sono raccolti i dati degli utenti durante la navigazione in modalità Incognito.
La giudice scrive inoltre che Google memorizza i dati della navigazione standard insieme a quelli della navigazione privata per mostrare inserzioni pubblicitarie personalizzate. Anche se i dati sono anonimi, Google può usarli per identificare un utente con elevata probabilità di successo.
José Castañeda, portavoce dell’azienda di Mountain View, ha dichiarato che nella schermata della modalità Incognito viene chiaramente specificato che i siti web possono raccogliere informazioni sull’attività online. Pertanto la navigazione non è anonima, come affermano gli utenti che hanno presentato la denuncia.
Google sostiene inoltre che gli utenti non hanno subito un danno economico. La giudice ha tuttavia evidenziato che la raccolta dei dati da parte dell’azienda californiana impedisce di partecipare al mercato dei dati. Per questo motivo non è sufficiente il risarcimento di 5 miliardi di dollari, ma serve anche un’ingiunzione per bloccare la raccolta tramite Chrome. Al momento non è noto se e quando inizierà il processo o se Google cercherà un accordo extragiudiziale.