Roma – Comporre il numero, pigiare il tasto per avviare la conversazione e attendere che il sistema selezioni la tariffa migliore per quella chiamata. Un’idea semplice ma al contempo rivoluzionaria, che potrebbe cambiare faccia al mercato della telefonia: trasformando la telefonata, ogni telefonata, in un’autentica gara tra operatori per accaparrarsi i clienti e i guadagni. Ribaltando il paradigma attuale del mercato e stravolgendo le strategie con cui si scelgono oggi le tariffe.
Il brevetto, o per meglio dire la richiesta di brevetto numero 20080232574 presentata da Google , potrebbe cambiare effettivamente le carte in tavola: non più una sola SIM e un solo operatore per cliente, ma un’autentica asta al ribasso per ciascuna conversazione o navigazione effettuata col cellulare. E le offerte concorrenti non arriveranno esclusivamente dalle reti GSM o CDMA, i due principali standard della telefonia mobile, ma anche da reti alternative come WiFi e WiMAX .
L’utente finale non dovrà fare altro che pigiare i tasti sul suo terminale come al solito: solo al momento di far partire la chiamata o di digitare un indirizzo all’interno di un browser, per lui e per i suoi soldi scatterà una corsa di tutti i soggetti coinvolti. Il cellulare invierà a tutti i provider raggiungibili una richiesta per ottenere la tariffa per quel tipo di attività , e a questi starà rispondere con la propria migliore offerta.
In maniera del tutto automatica, ma se lo si preferisce lo si potrà fare anche manualmente, il telefono selezionerà l’offerta migliore per quella singola chiamata: la scelta potrebbe cadere su un provider per le chiamate verso il fisso, per un altro per quelle verso il mobile, e infine su un fornitore di connettività wireless EVDO o WiMAX per la navigazione. Il tutto in modo da garantire massima concorrenza tra gli operatori, e svincolare il consumatore dal rapporto esclusivo con uno di essi.
Un autentico rovesciamento delle parti: non starà agli utenti andare in cerca di una tariffa vantaggiosa, ma agli operatori trovare la formula giusta per convincere il cellulare, e dunque il consumatore, a preferire la propria rete a quella dei concorrenti. E non solo di prezzo si tratterà, ma anche di garanzie sulla velocità della connessione , sulla banda disponibile, sul traffico attualmente presente sulla rete ecc.
Se in Italia è molto diffusa la telefonia mobile con schede ricaricabili, nel resto del mondo va invece per la maggiore la sottoscrizione di un contratto : va da sé che questo tipo di tecnologia finirebbe per mandare in pensione la pratica di legare ad un singolo operatore il consumatore, cancellando le formule tipiche che attualmente vedono offrire in cambio di fedeltà annuale telefoni scontati, pacchetti di chiamate e giga di navigazione.
Google, dunque, non fa in tempo ad entrare sul mercato delle telco che già tenta di stravolgerlo. Una mazzata del genere rischierebbe di far calare di parecchio gli introiti dei singoli operatori, soprattutto quelli più piccoli che non avrebbero i mezzi per competere sul prezzo con gli incumbent , ma si rivelerebbe uno strumento formidabile nelle mani dei consumatori per fare pressione sulle aziende. Una manovra per aumentare anche il potere contrattuale di Google?
Se i contenuti BigG fossero ad esempio disponibili attraverso un solo canale, e se la loro presenza costituisse una discriminante per la scelta di quale operatore utilizzare, sarebbe Mountain View ad avere a sua volta una grossa leva in mano per convincere i provider a firmare accordi di collaborazione. Magari proponendo scambi reciproci di revenue tra pubblicità e connettività . E finendo per allargare ulteriormente l’influenza di Google nel settore delle telecomunicazioni.
Luca Annunziata