Le continue pressioni esercitate da varie autorità antitrust, da alcuni procuratori federali e dagli stessi sviluppatori hanno probabilmente spinto Google ad adottare un nuovo modello di business per la suddivisione dei profitti derivanti dalle app distribuite tramite Play Store. A partire dal 1 gennaio 2022, la commissione da versare per ogni abbonamento diminuirà dal 30% al 15% per tutti.
Commissione al 15%, ma solo per abbonamenti
Durante un’intervista rilasciata a The Verge, il CEO Sundar Pichai aveva sottolineato che Google non incassa nessuna percentuale sulle vendite dei dispositivi, quindi la principale fonte di profitto è rappresentata dalle commissioni versate dagli sviluppatori. Nel comunicato di ieri viene inoltre specificato che l’azienda non chiede il pagamento di una licenza per usare Android e che la maggioranza delle app (97%) distribuite tramite Play Store sono gratuite.
Circa sette mesi fa era stato effettuato un taglio del 50% alle commissioni versate dagli sviluppatori con guadagni annuali fino a 1 milione di dollari. Inoltre la riduzione al 15% veniva finora applicata dopo i primi 12 mesi di un abbonamento ricorrente. A partire dal 1 gennaio 2022, la commissione sarà del 15% per tutti gli abbonamenti fin dal primo giorno. La novità non dovrebbe tuttavia riguardare gli acquisti in-app di beni digitali (argomento al centro dello scontro tra Google e Epic Games).
Un altro importante cambiamento interessa gli sviluppatori iscritti al Play Media Experience Program. La commissione per le app che consentono l’accesso a libri digitali e servizi di streaming musicali è stata ridotta dal 15% al 10%. Invariata la percentuale per le altre categorie.