È un uccello? E un aereo? È Superman? No è Google Chrome OS , il progetto “definitivo” concepito dal Googleplex per allungare l’ombra della Internet company più importante di sempre sul mercato dei sistemi operativi . Un mercato apparentemente refrattario ai cambi di rotta e che dovrà, dal 2010 in poi, fare i conti con chi è ancora abituato a innovare nonostante gestisca un business da 31 miliardi di dollari e dia da mangiare a oltre 20mila impiegati a tempo pieno in tutto il mondo.
Con Chrome OS Google concretizza un’idea in circolazione da anni, a cui sono stati dedicati siti web , fiumi e fiumi di inchiostro virtuale e ogni genere di speculazione. Con l’ annuncio sul blog corporate Mountain View spazza via le speculazioni e muove guerra all’impero del software di Microsoft in maniera ufficiale e diretta, alzando il tiro già impegnativo di Chrome sui browser web e abbandonando ogni possibile prudenza sulla centralità omnicomprensiva del web nella vita informatica degli utenti.
Il cloud computing è il futuro del software e dei dispositivi digitali, hanno ripetuto spesso i G-man in passato, e il cloud computing sarà al centro dell’idea e del framework tecnologico di Google Chrome OS : “I sistemi operativi su cui girano i browser odierni sono stati progettati in un era in cui il web non esisteva” scrive il vicepresidente Sundar Pichai sul blog aziendale, ragion per cui la sferzata che Chrome ha dato ai browser verrà ripetuta con i suddetti, antiquati e anacronistici sistemi operativi nati in epoca pre-web 3.0.
Dopo aver provato a ripensare il software di accesso alla rete, Google fa un’altra scommessa e fornisce al pubblico la sua idea di che cosa dovrebbe essere e come dovrebbe funzionare un sistema operativo altrettanto avanzato e al passo coi tempi: Chrome OS è un browser multi-finestra che gira in cima a un kernel Linux , condividendo con esso la natura open source e la (più che probabile) gratuità di download, installazione e utilizzo. Da Linux il nuovo sistema deriva poi quelli che sin da ora vengono definiti come i punti cardinali del progetto, vale a dire “velocità, semplicità e sicurezza”.
“Stiamo progettando l’OS affinché sia veloce e leggero – scrive ancora Pichai – si avvii e renda disponibile il web in pochi secondi. L’interfaccia utente è minimale in modo da non essere ingombrante, e gran parte dell’esperienza utente avviene sul web. E come abbiamo fatto per il browser Google Chrome, torneremo indietro alle basi ridisegnando da zero l’architettura di sicurezza dell’OS in modo che gli utenti non debbano avere a che fare con virus, malware e update di sicurezza. Un sistema che dovrebbe semplicemente limitarsi a funzionare”.
In queste poche frasi c’è l’essenza di Chrome OS e parimenti della strategia di Google, piuttosto chiara nell’ attaccare frontalmente quelle che da tempo immemore sono le criticità più note del mondo Windows , la tendenza del sistema operativo Microsoft a trasformarsi in “bloatware” lento, goffo e intrattabile dopo un paio di mesi dall’installazione indipendentemente dalla potenza dell’hardware sottostante, nonché la sua fama a renderlo bersaglio preferito di software malevolo, attacco informatico e crimine telematico, con annesso lo stillicidio di patch, update e hotfix per chiudere le falle di sicurezza che spuntano come i funghi dopo una nottata di pioggia.
Invece quello che punta ad offrire Google è un nuovo modo di usare il PC, o per meglio dire un nuovo modo basato su Linux – e sin qui la novità non c’è – che sposta tutta l’attenzione su quello che sta più a cuore a Mountain View, vale a dire il software che gira sui suoi server e promette di liberare, chi vorrà fare lo switch, dalla schiavitù del blocco monolitico di codice che contraddistingue i due principali protagonisti del settore dei sistemi operativi a codice chiuso, Windows da una parte e OSX dall’altra.
“Gli utenti vogliono leggere le email istantaneamente – si legge ancora sul Google Blog – senza perdere tempo ad aspettare il boot del computer e l’avvio del browser. Vogliono che il loro computer rimanga veloce come lo era appena acquistato. Vogliono che i loro dati rimangano accessibili da dovunque si trovino e vogliono non doversi preoccupare di smarrire il PC o di essersi dimenticati di fare il backup dei dati”. Semplicità inoltre per Google fa rima con zero problemi o perdite di tempo in fase di configurazione del sistema a ogni aggiunta di hardware . Chrome OS non si aggiornerà costantemente come si è costretti a fare con Windows, dice Pichai, così gli utenti saranno più felici e passeranno più tempo online. Possibilmente sempre sui server di Mountain View, utilizzando le appliance di Mountain View e visualizzando l’advertising di Mountain View.
Inizialmente destinato al mercato dei netbook (per cui Google dice di essere già al lavoro con diversi produttori OEM), Chrome OS sarà in grado di girare indistintamente su processori ARM e x86 e non sostituirà Android. Quest’ultimo infatti è stato progettato per girare su un numero di dispositivi variegati (dai netbook agli smartphone) ed è più simile a un ambiente di lavoro tradizionale, mentre il nuovo progetto prova ad abbandonare in maniera definitiva il concetto di applicazioni locali per trasformare lo stesso web in un sistema operativo in cui le possibilità di utilizzo sono limitate solo dalla fantasia degli sviluppatori (ovviamente web).
Piuttosto significativamente la “bomba” di Google viene sganciata giusto in tempo per rovinare la festa a Microsoft, che già era in procinto di stappare lo champagne per la RTM di Windows 7 e ora dovrà invece rintuzzare le inevitabili domande che si affolleranno durante l’imminente conferenza stampa di presentazione di Seven. L’annuncio di Chrome OS solleva al momento più interrogativi che altro perché, se l’idea di un browser trasformato in un vero e proprio sistema operativo intriga, nulla si sa su come esso interagirà con l’hardware sottostante, se sarà possibile farci girare applicazioni stand-alone oltre a quelle web, che ruolo giocherà l’advertising (domanda sempre lecita quando si tratta di Google) e soprattutto quale sarà la risposta effettiva di quel mercato che Google ora ha detto chiaro e tondo di voler conquistare .
Per quanto il mercato dei browser web sia entrato da qualche mese in una fase di vitalità mai vista in precedenza anche grazie al rilascio di Chrome, il suddetto software di navigazione di Google ha sin qui totalizzato grandi apprezzamenti della critica ma poco successo di pubblico , attestandosi su un 2 per cento scarso mentre Mozilla Firefox continua a mangiare pane e fette di share di Internet Explorer a colazione. Al contrario dei browser web, inoltre, quello dei sistemi operativi è un panorama che non è cambiato granché negli ultimi anni, il non sfolgorante successo di Vista non ha forse aiutato Microsoft e Mac OSX sarà anche arrivato all’8 per cento, ma attualmente il 9 su 10 dei computer del mondo continua a far girare Windows .
Quale che sia la risposta di utenza e industria, a ogni modo, l’annuncio di Chrome OS sicuramente dimostra che Google intende fare sul serio ora più che mai , trasformandosi da società in eterno “stato di beta” a fornitore di servizi, software, infrastrutture e ambienti operativi a tutto tondo. A questo punto la dicitura “beta” sotto le Google Apps non ha più molto senso, e infatti la familiare targhetta è stata finalmente scremata dalla suite di produttività online quasi contemporaneamente al rilascio delle prime informazioni sul nuovo OS. Un chiaro segno dei tempi, soprattutto quelli che l’industria ha davanti a se.
Alfonso Maruccia