Google sta lanciando la terza versione dell’Helpful Content Update introdotto per la prima volta nell’agosto del 2022. L’obiettivo principale dell’aggiornamento è classificare i contenuti come scritti per i motori di ricerca o per le persone. Big G, chiaramente, lo fa utilizzando i propri algoritmi di machine learning.
L’aspetto interessante è che Google ha apportato una modifica sostanziale alla formulazione contenuta nelle linee guida ufficiali. Nella sua precedente versione, infatti, diceva quanto segue:
“Il sistema Helpful Content di Google Search genera un segnale utilizzato dai nostri sistemi di ranking automatizzati per garantire che le persone vedano nei risultati di ricerca contenuti originali e utili scritti da persone, per le persone.”
Con il rollout dell’ultima versione, questo paragrafo è stato modificato in:
“Il sistema di contenuti utili di Google Search genera un segnale utilizzato dai nostri sistemi di ranking automatici per garantire che nei risultati di ricerca vengano visualizzati contenuti originali e utili creati per le persone“.
In altre parole, Google sembra consapevole di non poter monitorare in modo capillare i contenuti creati tramite l’intelligenza artificiale. Pertanto, ha preferito focalizzare le proprie linee guida su aspetti più concreti, sottolineando l’importanza che i testi siano innanzitutto creati e ottimizzati per offrire valore agli utenti, a prescindere dai mezzi utilizzati per farlo. In quest’ottica, l’azienda di Mountain View punta a valutare principalmente la qualità e l’utilità per le persone, piuttosto che il fattore umano nella creazione dei contenuti in sé.
Individuare i contenuti generati dall’AI è difficile, probabilmente impossibile
Danny Sullivan (@searchliaison), referente di Google per la ricerca, ha trascorso molto tempo su X quest’anno rispondendo alle domande delle persone sui contenuti generati dall’intelligenza artificiale. Il succo è che Google è d’accordo con l’utilizzo di contenuti generati dall’IA, a patto che questi contenuti abbiano un tocco umano.
Effettivamente, individuare un testo scritto dall’intelligenza artificiale può essere estremamente complesso, persino per gli strumenti di rilevamento. Le frasi di base non ottimizzate con suggerimenti tendono ad apparire “robotiche” e vengono quindi identificate come generate dall’AI. Tuttavia, per ovviare a questo problema, basta ricorrere a tecniche di ottimizzazione dei prompt, come ad esempio “fai sembrare una narrazione“, che improvvisamente contrassegna il contenuto come “probabilmente scritto da un umano”.
Questi trucchi sono utilizzati per migliorare la natura del testo generato dall’AI, rendendolo più convincente e simile a ciò che potrebbe essere scritto da una persona in carne e ossa. Questo dimostra la delicatezza del rilevamento di testi generati dall’intelligenza artificiale.
Il cambiamento di posizione di Google non è esattamente una sorpresa. L’azienda stessa sta investendo molto nell’IA, anche con il suo chatbot Bard, ma anche con nuove funzionalità di ricerca come la Search Generative Experience, in fase di beta test attraverso i Search Labs.
Rafforzare la ricerca con l’intelligenza artificiale generativa
Il lancio di ChatGPT ha suscitato un parere generale negativo sull’uso dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale, ma ora molti brand si vantano apertamente di usare ChatGPT e strumenti simili per potenziare la loro strategia di marketing o creare velocemente piani di contenuti efficaci.
Uno dei problemi principali dei modelli linguistici di grandi dimensioni è che tendono a inventare informazioni (allucinazioni) e, senza un controllo umano adeguato, possono produrre contenuti falsi o fuorvianti. Un altro aspetto da tenere in considerazione è che ChatGPT ha una conoscenza limitata al 2021. Ciò significa che se si usa il chatbot di OpenAI o strumenti simili come mezzo principale per scrivere contenuti, si rischia di ripetere ciò che è già stato scritto.
John Mueller di Google svela il segreto per posizionarsi bene nella SERP
John Mueller (Search Relations di Google) ha fatto un commento molto interessante su Reddit qualche settimana fa:
“Secondo me stai partendo col piede sbagliato. Un contenuto di qualità non è automaticamente destinato a posizionarsi bene nella SERP, ma far posizionare bene un contenuto pessimo è molto più difficile. Iniziare con questo tipo di zavorra che ti trascina verso il basso, in un settore in cui ci sono già molti contenuti, forse persino eccellenti, è la ricetta per il fallimento.
Se vuoi che altri siti linkino verso il tuo, devi renderlo degno di link. Se vuoi che i motori di ricerca indirizzino gli utenti verso di te, devi fornire qualcosa di diverso rispetto agli altri siti (e ovviamente fare molto di più che avere solo quel contenuto). Per semplificare, se utilizzi l’AI per scrivere i contenuti, questi saranno riciclati da altri siti.
Nessuno dei dettagli tecnici ha importanza quando un sito non ha uno scopo chiaro, una proposta di valore concentrata su ciò di cui gli utenti hanno bisogno. Per realizzare siti di successo, non basta essere tecnicamente bravi, ma serve avere una visione chiara dello scopo e del valore che si vuole offrire agli utenti.”
L’esplosione dei contenuti AI sul web
Molti siti usano gli strumenti AI per riscrivere articoli (come le notizie), che non aggiungono valore e usano un linguaggio incoerente e iperbolico. E reti di diffusione come Google News promuovono spesso questi siti.
Se Google e gli altri motori di ricerca collaborassero con OpenAI, Meta e altri leader del settore LLM, potrebbero affrontare il problema dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale. Questo metodo permetterebbe di distinguere le risposte generate automaticamente, in modo da evidenziare che il contenuto non è stato generato da un essere umano.
Questa soluzione forse non sembra fattibile, ma è indispensabile, perché i contenuti AI sul web cresceranno enormemente nei prossimi mesi e anni.