Google ha annunciato di non voler più mostrare spot vietati ai minori tra i risultati della sua ricerca. Nelle nuove condizioni di utilizzo del suo servizio AdWords, infatti, non c’è più spazio per i produttori pornografici: “i contenuti esplicitamente sessuali saranno proibiti”.
Si intendono compresi nel divieto gli “atti sessuali inclusa la masturbazione, il sesso orale o qualsiasi immagine anale o genitale”. Inoltre, Mountain View intende rettificare e specificare anche “le condizioni di promozione degli altri contenuti per adulti”.
Secondo i primi commenti provenienti dall’industria pornografica, l’impatto di questo bando non è ancora calcolabile: anche perché i siti che commerciano in questo materiale più che sull’advertising di Google, molto spesso si basano sulla ricerca vera e propria, sulle finestre pop-up all’interno dei siti analoghi e sul passa parola.
A perderci, insomma, potrebbe essere in effetti solo Mountain View: “Porn” rimane una delle ricerche più comuni su Google e secondo Google AdWords Keyword Planner le ricerche con parole chiave ad essa collegate hanno raggiunto i 351 milioni solo nel maggio 2014.
Claudio Tamburrino