Google risponde ufficialmente alle accuse di abuso di posizione dominante formulate nei suoi confronti lo scorso aprile dalla Commissione Europea, respingendole categoricamente sia nel merito, che nella logica, che nelle soluzioni proposte.
Mentre la Federal Trade Commission (FTC) ha archiviato con un nulla di fatto le accuse simili per abuso di posizione dominante avanzate negli Stati Uniti, in Europa l’indagine avviata in seguito alle denunce depositate nei confronti di Mountain View da Yelp e dai motori di ricerca specializzati Foundem, Ejustice.fr e Ciao, secondo cui Google favorirebbe sistematicamente tra i risultati offerti dalla sua ricerca i propri servizi a discapito di quelli della concorrenza, hanno portato ad accuse formali.
Mountain View ha infatti incassato lo scorso 15 aprile lo Statement of Objection della Commissione ed ora a quattro mesi di distanza risponde ufficialmente : “Abbiamo preso seriamente le questioni sollevate nella comunicazione degli addebiti della Commissione Europea, secondo cui le nostre innovazioni sarebbero anticoncorrenziali”. Tuttavia “crediamo che tali affermazioni non siano corrette” ed anzi “Google crei più opportunità di scelta per i consumatori europei e offra opportunità preziose a imprese di ogni dimensione”.
Più nel dettaglio, a sostegno della sua difesa Google porta diversi dati che analizzano oltre un decennio di navigazioni e che puntano a confutare le accuse sostenendo la concorrenzialità del mercato e dei servizi di Mountain View.
Per quanto riguarda il settore dello shopping online, in particolare, le analisi di traffico dimostrerebbero che il ruolo di Google Shopping è assolutamente marginale e che non è vero che i suoi annunci ed i risultati organici specializzati offerti abbiano impedito agli aggregatori di shopping di arrivare ai consumatori. Inoltre testimoniano come l’accusa abbia dimenticato l’impatto di servizi di shopping online come Amazon ed eBay nelle sue analisi: due esempi di posizione dominanze nel settore che da sole basterebbero a disinnescare le accuse nei confronti di Google.
In generale, poi, spiega Mountain View che col tempo Google Shopping si è evoluto, superando il modello dei “10 link in blu” e scegliendo di “basarsi sui dati strutturati forniti dai commercianti che migliora chiaramente la qualità degli annunci e rende più semplice per i consumatori trovare ciò che stanno cercando”, posizionati sempre in alto a destra della pagina dei risultati e selezionati attraverso algoritmi speciali per “massimizzare la loro rilevanza per gli utenti”.
Per Google, insomma, si tratterebbe di un miglioramento che in quanto tale non può certo essere considerato anti-concorrenziale. Inoltre Mountain View contesta il fatto che la Commissione gli chieda di mostrare annunci forniti e ordinati da altre aziende all’interno del proprio spazio pubblicitario: tale soluzione, proprio considerando la logica con cui sono forniti i link di quella sezione, danneggerebbe la qualità e la pertinenza del servizio offerto.
Claudio Tamburrino