Mountain View ha mostrato oggi un nuovo servizio collegato a Google Maps: si chiama Hotpot e si presenta come il motore di raccomandazioni location-based “motorizzato da te e dai tuoi amici”.
Hotpot rappresenta l’ennesima riprova che il prossimo campo di battaglia delle grandi aziende IT saranno i servizi geolocalizzati (come aveva già dimostrato l’interesse manifestato da Facebook per l’ argomento e da Apple per l’ advertising mobile ) e che Google non vuole essere costretta a rincorrere (come nel settore dei social network): per questo ha, oltre a presentare il nuovo servizio, aggiornato il suo Blue Dot Specials, opzione che arricchisce le ricerche con dati mobile sulla disponibilità di un dato oggetto nei negozi delle vicinanze, aggiugendovi ora altre marche, suggerimenti per “prodotti popolari” e “corsie” in cui sono catalogati sottoprodotti di una categoria più ampia ricerca.
Ancora non disponibile in italiano, il servizio Hotpot prende invece le mosse da Google Places , da cui prende i dati e le schede inserite dagli esercizi commerciali.
Tuttavia da ora in poi Mountain View non si appoggerà sui giudizi raccolti da siti come Yelp, ma spingerà i suoi utenti ad esprimere voti e sottoscrivere commenti direttamente con il proprio profilo Google. In questo modo, peraltro, spera di anticipare sullo scatto Facebook (che proprio ora sta cercando di mettere i bastoni fra le ruote a Gmail) e il suo recente Places .
Questo permetterà di integrare i favori (o meno) espressi dagli utenti nei loro stessi risultati di ricerca , così come i giudizi espressi da proprio contatti e amici (quelli cioè, che verranno collegati al proprio profilo Google o Places), andandola così a perfezionare: dal punto di vista della privacy, commenti e giudizi pubblici dovrebbero mostrare solo il proprio profilo Places e non quello Google, riservato solo a coloro che eventualmente si legheranno come amici.
Inoltre, Google ha pensato ad una novità social: gli utenti possono creare un profilo personalizzato con nickname e immagine per separarla dal proprio profilo Google.
Tutto questo, infatti, dovrebbe concorrere a creare una rete sociale in grado di rispondere alla domanda che caratterizza la fase che sta vivendo, nelle parole di Douglas Adams , la nostra civiltà: dopo una prima fase caratterizzata dalla domanda Come facciamo a procurarci da mangiare ? e una seconda da quella Perché mangiamo ?, ora la questione è relativa alla scelta del ristorante dove andare a mangiare.
Rispetto a Places, secondo i primi osservatori, l’interfaccia è più user-friendly e si integra con web app che ne facilitano la navigazione per gli utenti medi: non è infatti diretta ad un pubblico di addetti i lavori ma all’utente medio. Naturalmente, infine, è integrato con Android e la sua nuova versione di Google Maps, la 4.7.
Claudio Tamburrino