C’è anche Sundar Pichai tra coloro chiamati a intervenire a Davos nella cornice del World Economic Forum 2020. Il CEO di Google, da qualche settimana anche alla guida della parent company Alphabet, ha parlato delle prospettive di sviluppo e crescita del gruppo per il prossimo decennio.
Sundar Pichai: Google e l’interesse per l’health care
Il colosso di Mountain View concentrerà una parte considerevole dei propri sforzi in progetti destinati all’health care. Non è del tutto una novità: nell’elenco delle controllate di Alphabet compare ormai da anni Verily e la recente acquisizione di Fitbit ha posto nelle mani della società le tecnologie necessarie alla commercializzazione di prodotti come indossabili e smartwatch utili alla rilevazione dei parametri biometrici.
Sistemi e dispositivi per la cura della salute, dunque, ma senza compromettere la tutela della privacy. Questo uno dei punti fermi per il CEO. Una questione delicata, già trattata nei mesi scorsi in seguito all’annuncio del Project Nightingale lanciato in collaborazione con Ascension che ha permesso a bigG di consultare a fini di ricerca le cartelle cliniche archiviate da oltre 150 ospedali in 21 stati USA.
Quando lavoriamo negli ospedali, le informazioni appartengono agli ospedali.
L’obiettivo è in primis quello di istruire un’intelligenza artificiale affinché possa tornare utile ad esempio nell’analisi degli esami condotti sui pazienti, non sostituendo il personale medico specializzato, ma affiancandolo e abbattendo così il tasso di falsi positivi o riducendo il rischio che i segnali indicatori di una patologia meno evidenti possano passare inosservati. Come sempre andrà trovato il giusto punto di equilibrio tra l’esigenza di non strozzare l’innovazione e quella di garantire un trattamento dei dati rispettoso delle normative e della sfera privata di ognuno.
A differenza di quanto fatto da Larry Page e Sergey Brin nei loro ultimi anni al vertice del gruppo, Pichai non sembra avere alcuna intenzione di allontanarsi dalla scena pubblica. Ieri un suo intervento a proposito della necessità di regolare lo sviluppo dell’IA scongiurando così il pericolo di abusi, tenendo in considerazione anche le implicazioni etiche legate a un impiego incontrollato degli algoritmi.