Google fa marcia indietro sulla decisione di bloccare alcuni utenti rei di avere rivenduto gli smartphone Pixel e Pixel XL acquistati a rate tramite Project Fi , operatore virtuale dell’azienda. Dopo aver preso il provvedimento in un primo tempo, infatti, Mountain View ha deciso di rimuovere i blocchi che impedivano ai “colpevoli” di avvalersi del proprio account Google. Lo si apprende da un
articolo online di The Guardian.
Cos’era successo? Circa duecento acquirenti degli smartphone Pixel (realizzati da HTC, ma a tutti gli effetti creazioni di Google) avevano cercato di rivenderli tramite Dan’s Deal, un magazzino del New Hampshire, stato nel quale non si applicano tasse sulla vendita di oggetti, per realizzare un guadagno immediato lucrando sulla differenza di prezzo tra acquisto e rivendita . Un guadagno che Google aveva giudicato indebito, tanto da indurre alla decisione di bloccare gli account dei trasgressori, compresi i servizi collegati (come Google Photo) e tutti gli indirizzi di Big G, compresi quelli usati per il recupero della password. I dati degli utenti bannati sarebbero stati cancellati dai server Google, con la conseguente scomparsa di foto e altri documenti salvati. Una punizione forte, quasi esemplare. Google aveva inviato agli utenti coinvolti nella vicenda un’email nella quale spiegava il motivo del provvedimento, per avere violato i termini di acquisto di Project Fi , avvertendo i destinatari che al ripetersi di tali azioni in futuro, sarebbero stati puniti in modo ancora più severo.
Google ha anche ammonito Dan’s Deal dal prestarsi a operazioni speculative di questo genere. Nella comunicazione si afferma: “Abbiamo identificato un sistema nel quale i consumatori chiedevano di acquistare gli smartphone Pixel per conto di un rivenditore, che poi effettuava un ricarico sul prezzo rivendendoli ad altri consumatori. Proibiamo la rivendita commerciale di dispositivi acquistati attraverso Project Fi o Google Store, in modo da concedere a tutti uguale opportunità di acquistare il dispositivo a un prezzo favorevole. Molti degli account sospesi sono stati creati per il solo scopo di utilizzare questo sistema”. Attualmente lo smartphone di Google è offerto tramite Amazon a 899 euro.
Nella comunicazione Google conclude: “Dopo avere indagato sulla situazione, abbiamo ripristinato l’accesso agli account autentici”. Lasciando quindi intendere di avere mantenuto il blocco per quegli account che sono stati creati al solo scopo di perpetrare l’azione scorretta.
Il titolare di Dan’s Deal, Daniele Eleff, ha dichiarato: “Non difendo coloro che hanno violato i termini di vendita, ma credo che Google abbia usato la mano pesante nel bloccare l’accesso a tutti i suoi servizi per aver commesso questa infrazione. Aver violato la politica di rivendita degli smartphone Google merita la pena di morte digitale?”.
Google non è l’unica azienda ad aver fatto ricorso al blocco degli utenti come strumento punitivo. Amazon, ad esempio, ha preso un provvedimento analogo, “bannando” utenti dal proprio sito e da tutti i propri servizi digitali, semplicemente per aver restituito troppi articoli acquistati.
Pierluigi Sandonnini