Ma il riconoscimento facciale è o non è una possibilità tecnologica e commerciale in quel di Mountain View? Google ha recentemente negato di voler adottare un sistema biometrico basato su un database di volti, Schmidt ribadisce il concetto parlando di prospettiva “terrificante”, eppure un brevetto registrato all’USPTO parla espressamente di database biometrico – ma solo per personaggi pubblici e celebrità.
Il presidente esecutivo di Google parla in occasione della conferenza “Big Tent” sulla privacy al tempo di Internet, e si dice “sorpreso” dalla rapidità dello sviluppo tecnologico nel campo della biometria applicata ai lineamenti del volto umano. Il riconoscimento facciale è diventato “sorprendentemente accurato”, dice Schmidt, ed è per questo diventato “molto preoccupante”.
Persino Google, suggerisce Schmidt, dopo aver profilato il profilabile di qualsiasi essere umano con una vita digitale in rete, dopo aver sniffato le informazioni personali sulle reti WiFi private in tutto il mondo – ancorché aperte all’accesso di estranei – avrebbe ben più di un problema a costruire un database di volti per il riconoscimento automatico senza un adeguato framework tecnologico e legale per la salvaguardia della privacy dei netizen.
Passando dalle affermazioni di circostanza ai fatti, però, la storia appare ben diversa : in quel del Googleplex, alla biometria facciale con database centralizzato ci pensano eccome , al punto da registrare e ottenere un apposito brevetto presso lo United States Patents Office (USPTO).
Il brevetto si chiama “Automatically Mining Person Models of Celebrities for Visual Search Applications”, e come suggerisce il nome descrive una tecnologia progettata per estrapolare i nomi “famosi” dalle pubblicazioni e dai siti di news, cercare su Internet le foto in cui sono identificati e costruire un modello biometrico dei loro volti così da basare le ricerche successive su questo stesso modello piuttosto che sul testo di riferimento delle immagini.
L’applicazione di “celebrity mining” è tutt’altro che pura teoria, visto che il database costruito per i “test” del brevetto contiene già mille persone variamente famose – inclusi Barack Obama, Britney Spears, il principe inglese Harry, Sarah Palin, la sorella Bristol Palin e altri. Google dice di non voler impiegare la biometria per i suoi business e motori di ricerca web, nondimeno l’applicazione di questo genere di tecnologia alla ricerca di immagini base sarebbe in teoria poco più che elementare.
Alfonso Maruccia