A coloro che ritraggono Google come uno snodo per la pirateria, come un colosso autoreferenziale, come un soggetto che le autorità dovrebbero sorvegliare nel nome della tutela della concorrenza, la Grande G risponde senza esitazione: ribattere all’ acerrimo nemico Rupert Murdoch e alle accuse veicolate da News Corp, poi, assume una rilevanza particolare, nel momento in cui il magnate dell’editoria si scaglia contro Mountain View nel tentativo di convincere la Commissione Europea a rifiutare le proposte avanzate per evitare le accuse formali.
È con un post sul proprio blog ufficiale che Google seziona l’ ultimo affondo proveniente da News Corp e lo sfrutta come un’occasione per mostrare la propria buona fede. A partire dalla libertà di espressione e di informazione , che il CEO di News Corp Robert Thomson teme siano messe a rischio dal proliferare dei contenuti frutto di un processo poco professionale perché poco tradizionale, a cui Google garantisce visibilità. Google ribatte chiamando in causa la struttura oligopolistica del sistema mediatico tradizionale , e la ventata di competizione che spira dai nuovi media: Mountain View ricorda che gli strumenti che mette a disposizione per il giornalismo e la visibilità, fruttuosi in termini di sottoscrizioni e advertising, consentono a tutti gli attori del mercato di combattere ad armi pari nel circolo virtuoso che spinge alla ricerca della qualità.
La pirateria ? Secondo Google è tutt’altro che un complice su cui riversare advertising in cambio di visibilità: Mountain View ricorda di aver rimosso 222 milioni di pagine web dai risultati di ricerca nel solo 2013 e di provvedere alla verifica delle richieste dei detentori dei diritti in un tempo medio di sei ore, nonché di aver approntato ContentID, per scongiurare le violazioni del copyright ed eventualmente metterle a frutto presso YouTube. Lo stesso impegno che Mountain View dice di investire nel contrasto ai pericoli della Rete con gli strumenti dedicati alla sicurezza informatica e con i sistemi di contrasto allo sfruttamento dei minori.
Venendo alle faccende più strettamente legate alle indagini antitrust in corso in Europa, procedimento che potrebbe sfociare nelle accuse formali da parte della Commissione Europea qualora Google non sappia formulare delle nuove proposte capaci di soddisfare autorità e concorrenza, Mountain View risponde colpo su colpo alle accuse di News Corp. Google, nonostante ammetta di godere di una grande popolarità in Europa, ripete il vecchio adagio secondo cui la competizione e a distanza di un clic: sono in molti ad accedere direttamente alle fonti di notizie, senza passare da search ed aggregatori, molti utenti fanno appello alle applicazioni mobile o fanno riferimento alla selezione effettuata dai propri contatti sui social network. Se i netizen continuano a scegliere Google , suggerisce la Grande G, non è certo perché vi ravvisano autoreferenzialità nel proporre servizi sviluppati internamente, ma è perché Google saprebbe agire a loro favore , nel tentativo di fornire l’informazione più rilevante, quella capace di rispondere al meglio ai bisogni degli utenti.
Mountain View, ogni mese, garantisce 10 miliardi di clic a 60mila siti gestiti da editori, e condivide con loro i guadagni di miliardi di dollari di advertising: non esisterebbero discriminazioni né giochi di potere tali da costringere i media a siglare accordi svantaggiosi, e lo stesso avviene anche per i prodotti mediatici di News Corp, a meno che News Corp non decida di muoversi autonomamente, con le soluzioni pubblicitarie che ritiene più adeguate.
I tempi dei modelli di business e flussi di lavoro legati all’editoria tradizionale, concede Google, sembrano essere agli sgoccioli. Ma, con un link particolarmente puntuto , Google suggerisce che questo cambiamento di professionalità potrebbe giovare. Mountain View raccomanda ai lettori di trarre le proprie conclusioni.
Gaia Bottà